Un recente articolo apparso nella rivista Small (
leggi abstract originale) ha indicato che l’utilizzo di nanoparticelle legate a molecole di clorotossina (CTX), una tossina di scorpione, potrebbe rappresentare un nuovo approccio per la diagnosi non invasiva o il trattamento di un’ampia gamma di tumori, tra cui il glioma e il medulloblastoma, attraverso l’inibizione dell’invasione cellulare da parte delle cellule tumorali e quindi della diffusione del tumore anche ad altre parti del corpo, e allo stesso tempo essere utile in risonanza magnetica o come agente di contrasto. La CTX si lega alle metalloproteinasi 2 della matrice cellulare legate alla membrana (MMP-2), che aumentano sia in quantità che in attività nei tumori cerebrali, oltre a quelli di mammella, colon, pelle, polmone, prostata, ovaio, ecc.. Le nanoparticelle sono state studiate in passato come veicoli di farmaci, agenti di contrasto e apparecchi multifunzionale per la cura del paziente e più recentemente per il rilascio di agenti chemioterapici per indurre apoptosi delle cellule tumorali o di DNA-siRNA per regolare l’espressione degli oncogeni. La nanoparticella in studio è costituita da un core di ossido di ferro coniugato a polietilenimine e polietilenglicole (aminopolietilenglicol-silano) e CTX, che permette il legame specifico delle nanoparticelle alla cellula tumorale. I ricercatori della University of Washington a Seattle hanno dimostrato che questa nanoparticella favorisce il legame alla cellula e produce una inibizione dell’invasione cellulare di circa il 98% rispetto alla CTX non legata (circa 45%). Analisi con citometria di flusso, microscopio elettronico e imaging in fluorescenza ha rivelato che le nanoparticelle legate a CTX disattivano le MMP-2 ed inducono un aumento dell’internalizzazione dei lipidi che contengono MMP-2 superficiale e di canali ionici che regolano il volume cellulare, attraverso endocitosi mediata da recettore.