A phase 2 trial suggested increased overall survival and increased incidence of treatment-related grade 3–4 adverse events with ipilimumab 10 mg/kg compared with ipilimumab 3 mg/kg in patients with advanced melanoma. We report a phase 3 trial comparing the benefit–risk profile of ipilimumab 10 mg/kg versus 3 mg/kg. This randomised, double-blind, multicentre, phase 3 trial was done in 87 centres in 21 countries worldwide. Patients with untreated or previously … (leggi tutto)
Lo studio randomizzato appena pubblicato su
Lancet Oncology documenta che, anche con i farmaci immuno-terapici di nuova generazione, la dose può avere il suo impatto sull’efficacia. Lo studio ha infatti confrontato due dosi diverse di ipilimumab, 3 mg/kg oppure 10 mg/kg, nei pazienti affetti da melanoma avanzato, nell’ipotesi che la dose maggiore, anche se a prezzo di più frequenti e severi effetti collaterali, potesse migliorare l’efficacia in termini di sopravvivenza (endpoint primario dello studio). La metà dei pazienti aveva ricevuto altri trattamenti, ma non inibitori di BRAF, né inibitori di PD-1. L’ipotesi è effettivamente confermata dal risultato, con una differenza in sopravvivenza mediana di circa 4 mesi a vantaggio della dose più alta rispetto alla dose “standard”, attualmente approvata, di 3 mg/kg. La sopravvivenza a 3 anni è risultata pari al 31,2% con la dose più alta, rispetto al 23,2% con la dose più bassa. Si conferma anche il prevedibile incremento della tossicità severa, con un raddoppio (37% vs 18%) degli eventi avversi severi associati al trattamento. Nelle conclusioni dell’articolo, gli autori stessi sottolineano quanto è anche discusso nell’editoriale di accompagnamento, ovvero che la ricaduta clinica del risultato è necessariamente condizionata dalle modifiche recentemente avvenute nella pratica clinica rispetto a quando lo studio è stato disegnato, in quanto altri trattamenti si sono dimostrati più efficaci dell’ipilimumab, e quindi il braccio di controllo dello studio randomizzato può essere criticato in quanto non corrisponde, oggi, al miglior trattamento disponibile di prima linea. Paolo Ascierto, primo autore del lavoro, sottolinea peraltro: “Lo studio ha dimostrato che il dosaggio dei farmaci immunoterapici può fare la differenza in termini di efficacia e di outcome a lungo termine”. L’implicazione di tale risultato in termini di impiego di ipilimumab in pazienti già trattati con altri farmaci (a differenza della popolazione in studio) e di impiego di ipilimumab nelle combinazioni è materia di ulteriore ricerca.