lunedì, 2 ottobre 2023
Medinews
3 Luglio 2012

IPERTENSIONE QUALE MARCATORE DI EFFICACIA DI SORAFENIB NEL CARCINOMA EPATICO AVANZATO

Lo sviluppo della patologia ipertensiva sembra associato a un effetto favorevole sulla prognosi. L’epatocarcinoma in stadio avanzato è un tumore incurabile con limitate opzioni di trattamento sistemico. Sorafenib è stato approvato per il trattamento del carcinoma epatico avanzato sulla base di studi clinici in pazienti in classe Child-Pugh A (CP-A). I ricercatori del Taussig Cancer Institute di Cleveland e H. Lee Moffitt Cancer Center di Tampa hanno riesaminato retrospettivamente i dati dei pazienti con carcinoma epatico trattati con sorafenib presso il loro centro focalizzando l’attenzione su quelli con cirrosi in classe Child-Pugh B (CP-B) e sugli effetti dell’ipertensione sulla sopravvivenza. Lo studio pubblicato sulla rivista American Journal of Clinical Oncology (leggi abstract originale) è quindi una revisione retrospettiva delle cartelle cliniche dei pazienti con documentato carcinoma epatico avanzato che hanno ricevuto sorafenib dal 2007. I dati di sopravvivenza sono stati analizzati rispetto alla classe Child-Pugh e all’ipertensione. Dei 41 pazienti, il 39% era in classe CP-B, l’85% maschio e il 67% mostrava eziologia virale del carcinoma epatico, più della metà (56%) aveva ricevuto trattamento localizzato prima di sorafenib. Di questi, il 5% ha manifestato risposta parziale e il 39% stabilizzazione della malattia; il tempo alla progressione (TTP) e la sopravvivenza globale (OS) sono risultati rispettivamente di 3.2 e 6.2 mesi. In particolare, TTP e OS erano rispettivamente 4 e 8.4 mesi nei pazienti in classe CP-A e 2 e 3.2 mesi nel gruppo in classe CP-B, tutti valori statisticamente significativi. Inoltre, i pazienti con ipertensione durante il trattamento, documentata secondo il Common Terminology Criteria for Adverse Events vers. 3.0, mostravano una OS significativamente migliore (18.2 vs 4.5 mesi; p = 0.016). In conclusione, lo sviluppo di ipertensione durante il trattamento con sorafenib sembra essere associato a un favorevole effetto sulla prognosi, aspetto che merita di essere valutato in futuri studi clinici.
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