martedì, 5 novembre 2024
Medinews
30 Novembre 2009

INFARTO: RISCHIO DOPPIO PER CHI NON SFOGA LA RABBIA SUL LAVORO

Secondo una ricerca svedese, gli uomini che non sfogano la loro rabbia quando sono trattati in modo scorretto al lavoro hanno un rischio doppio di subire un infarto. I ricercatori hanno analizzato i dati riferiti a 2.755 impiegati di Stoccolma che fino a quel momento non avevano subito episodi di malattia cardiaca. Gli uomini sono stati sottoposti a un questionario per capire come affrontassero le situazioni di conflitto sul lavoro, sia con i superiori che con i colleghi. È così emersa una forte correlazione tra rabbia inespressa e malattia cardiaca. Come si legge sul Journal of Epidemiology and Community Health, i ricercatori hanno individuato le diverse strategie con cui un uomo affrontava le situazioni che causavano rabbia al lavoro: affrontare le cose di petto, lasciar correre senza dire niente, sottrarsi alle discussioni. In ogni caso, il conflitto sul lavoro causava spesso sintomi come mal di testa o mal di stomaco e scatti di rabbia a casa.
I soggetti parte dello studio sono stati analizzati anche per raccogliere altri dati: fumo, consumo di alcol, attività fisica, livello di istruzione, ruolo ricoperto al lavoro, diabete, e ancora pressione del sangue, peso, colesterolo. I ricercatori hanno poi registrato quanti hanno subito un infarto o sono morti per malattia cardiaca negli anni seguenti (lo studio è iniziato nel 1992 e terminato nel 2003). Dei 2.755 uomini studiati, 47 hanno avuto un infarto o sono morti per malattia di cuore nel corso del follow-up ed è emerso che gli individui che al lavoro reprimevano la rabbia avevano un rischio doppio di infarto o morte per malattia cardiaca rispetto agli uomini che al lavoro affrontavano i problemi di petto. I sintomi che invece si sviluppavano per via delle situazioni di conflitto in ufficio (mal di testa, mal di stomaco, atteggiamenti rabbiosi anche a casa) non aumentavano i rischi per la salute. Secondo gli studiosi, la rabbia può produrre delle tensioni psicologiche che, se non vengono liberate, fanno salire la pressione del sangue e alla lunga danneggiano il sistema cardiovascolare. Commenta Constanze Leineweber, che ha diretto la ricerca presso lo Stress Research Institute di Stoccolma: «Già altri studi avevano indicato un’associazione tra rabbia repressa e malattia di cuore ma la nostra ricerca ha mostrato una correlazione particolarmente forte. Il modo di ciascuno di noi di reagire alle situazioni di conflitto è innato, ma gli uomini che hanno altri fattori di rischio come fumo e sedentarietà dovrebbero stare particolarmente attenti a non tenersi tutto dentro».

La Stampa
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