Un rischio più elevato di sviluppare vari tipi di cancro o di neoplasie ematologiche è stato osservato nelle donne sottoposte a stimolazione dell’ovulazione per almeno un anno prima del concepimento. Sono ancora poche, infatti, le certezze in questo campo. Ricercatori israeliani hanno condotto uno studio di popolazione a lungo termine, pubblicato nell’American Journal of Epidemiology (
leggi abstract originale), su una coorte storica di 15030 donne in età fertile arruolate nel Jerusalem Perinatal Study, che ha dato origine nel 1974-1976 ad un survey post-partum a lungo termine. Entro il 2004, 1215 donne hanno sviluppato cancro e 567 tra queste avevano ricevuto farmaci per indurre l’ovulazione. L’analisi multivariata ha indicato che l’incidenza di sviluppare qualsiasi tipo di cancro era aumentata del 36% (hazard ratio [HR] = 1.36; intervallo di confidenza [IC] 95%: 1.06-1.74) nelle donne sottoposte ad induzione farmacologica dell’ovulazione. Il rischio di cancro all’utero era triplicato nelle donne trattate con questi farmaci (HR = 3.39; 95% IC: 1.28-8.97), ma aumentava ulteriormente se si trattava di clomifene (HR = 4.56; IC 95%: 1.56-13.34). Nessuna associazione invece è stata evidenziata tra uso di questi farmaci e cancro ovarico (HR, aggiustato per età = 0.61, IC 95%: 0.08-4.42). L’induzione dell’ovulazione è stata associata ad un aumento del rischio di cancro alla mammella ai limiti della significatività (HR = 1.42; IC 95%: 0.99-2.05). Un aumentato rischio è stato osservato anche per il melanoma maligno (2.6 volte con clomifene) e il linfoma non-Hodgkin (2.5 volte). Gli autori però consigliano studi di follow-up che permettano di approfondire le conoscenze sui farmaci utilizzati in questo campo, ma anche quelle riguardo la possibile associazione tra ormoni e certi tipi di tumori, quali il melanoma e il linfoma non-Hodgkin.