Nella clinica pratica, il trattamento è efficace e sicuro nei pazienti anziani quanto lo è nei più giovani, anche se gli eventi avversi gravi sono più frequenti in questi ultimi
L’incidenza mondiale di carcinoma epatico è in crescita e nei prossimi anni si stima un incremento costante anche della percentuale di pazienti anziani con epato-carcinoma. Sorafenib costituisce lo standard di cura nei pazienti con carcinoma epatico in stadio avanzato, ma esiste una carenza di dati dettagliati su come i pazienti più anziani con cirrosi possano tollerare questo agente target. Scopo, quindi, degli epatologi dell’ospedale Cardarelli di Napoli è stato valutare l’impatto dell’età sugli effetti della terapia target con sorafenib in pazienti con carcinoma epatico e cirrosi. Gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Medical Oncology (leggi abstract) hanno analizzato una coorte di pazienti consecutivi con carcinoma epatico, non eleggibili per la resezione chirurgica o il trattamento loco-regionale, che presentavano punteggio Child-Pugh ≤ 7 e performance status ECOG (Eastern Cooperative Oncology Group) di 0 – 1, trattati con sorafenib. Gli esiti clinici e gli eventi avversi correlati al trattamento sono stati comparati tra i pazienti più giovani (< 70 anni) e quelli anziani (≥ 70 anni). In totale, sono stati valutati 150 pazienti (90 nel gruppo dei più giovani, con età mediana di 60 anni, e 60 in quello degli anziani, con età mediana di 72 anni). La durata del trattamento è stata di 4 mesi in entrambi i gruppi. Il tempo mediano alla progressione e la sopravvivenza globale mediana erano più prolungati nel gruppo degli anziani, rispetto ai più giovani (12 vs 8 mesi e 16 vs 12 mesi), sebbene le differenze non raggiungessero la significatività statistica. Gli eventi avversi di grado 3 e 4 erano tuttavia più frequentemente osservati nei più giovani rispetto agli anziani (15.7 vs 9.2%; p = 0.0146). In conclusione, in clinica pratica il trattamento con sorafenib dei pazienti anziani con cirrosi e carcinoma epatico è efficace e sicuro almeno quanto nei più giovani, tuttavia gli eventi avversi gravi sono più frequentemente osservati in quest’ultimo gruppo di pazienti.Liver Cancer Newsgroup – Numero 2 – Febbraio 2013