martedì, 22 ottobre 2024
Medinews
18 Settembre 2012

IL CONTROLLO INTENSIVO DELL’IPERTENSIONE NON ALTERA LA QUALITÀ DI VITA DEI MALATI

Il controllo intensivo della pressione arteriosa, per portarne i valori entro limiti inferiori a quelli standard, non ha un impatto clinicamente significativo sulla qualità di vita e sull’eventuale instaurarsi di depressione nei pazienti ipertesi. E’ la conclusione del sottostudio ACCORD BP pubblicato on-line il 14 maggio su Diabetes Care. I ricercatori, diretti da Patrick J. O’Connor della HealthPartners Research Foundation di Minneapolis, Usa, avevano in precedenza riferito che un controllo intensivo della pressione con l’obiettivo di raggiungere valori di sistolica <120 mm Hg invece dei 130-139 standard, non ha diminuito i tassi di mortalità o d’incidenza dell’infarto, ma ha ridotto i tassi relativi all’ictus. Dati questi risultati "misti", è stato progettato il sottostudio ACCORD BP negli adulti con diabete di tipo 2 nell'arco di 4 anni di follow-up. Infatti, l'impatto del controllo della pressione sulla qualità di vita "può servire a medici e pazienti – afferma O'Connor - per selezionare obiettivi ottimali di valori pressori da raggiungere". Il sottostudio ha incluso più di 1.000 pazienti (1.028) che hanno completato i questionari relativi a una o più valutazioni della qualità di vita a 12, 36 o 48 mesi. I ricercatori hanno valutato l'impatto del trattamento per l’ipertensione. Non hanno osservato eventuali differenze tra la terapia intensiva e quella standard, ad eccezione di un peggioramento statisticamente, ma non clinicamente significativo, nella percezione della funzionalità fisica per i pazienti del gruppo in trattamento intensivo. Nel loro documento, il dottor O'Connor e colleghi sottolineano che un precedente studio (TOMHS) ha mostrato che tra gli adulti con ipertensione e senza diabete, i pazienti trattati attivamente facevano registrare punteggi più elevati di qualità di vita rispetto a quelli trattati con placebo, anche se gli effetti di specifiche classi di farmaci antipertensivi non sono stati valutati separatamente. Tuttavia, i dati di grandi studi randomizzati relativi all’associazione tra il raggiungimento di valori di pressione sistolica <120 mm Hg nelle persone con ipertensione e altre comorbidità come il diabete, e la loro qualità di vita, sono limitati. “Quindi – rilevano gli autori - è ora interessante notare se i risultati del sottostudio ACCORD BP possano cambiare al proseguire del follow-up”.
Diabetes Care
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