martedì, 22 ottobre 2024
Medinews
3 Dicembre 2012

IDRATAZIONE PARENTERALE NEI PAZIENTI CON TUMORE IN STADIO AVANZATO

Un’idratazione giornaliera non sembra migliorare i sintomi, la qualità di vita o la sopravvivenza nei pazienti oncologici in fase terminale. Negli Stati Uniti, la maggior parte di questi pazienti riceve idratazione parenterale in ospedale, ma nessuna terapia di questo genere negli ‘hospice’; esiste quindi limitata evidenza a supporto di una o dell’altra pratica. In questo studio multicentrico, randomizzato, controllato contro placebo, in doppio cieco, i ricercatori della University of Texas, MD Anderson Cancer Center, in collaborazione con colleghi che esercitano la professione in diversi ‘hospice’ di Houston, hanno esaminato l’effetto dell’idratazione sui sintomi associati alla disidratazione, sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza dei pazienti con tumore in stadio avanzato. A questo scopo, hanno randomizzato 129 pazienti oncologici ricoverati in sei ‘hospice’ a ricevere idratazione parenterale (1 litro di soluzione fisiologica al giorno) o placebo (100 mL di soluzione fisiologica al giorno) in infusione della durata di 4 ore. ‘Outcome’ primario dello studio, pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Oncology (leggi abstract), era la variazione della somma dei quattro sintomi della disidratazione (fatigue, mioclono, sedazione e allucinazioni; scala da 0, migliore, a 40, peggiore) tra il giorno 4 e il basale. ‘Outcome’ secondari includevano i punteggi di Edmonton Symptom Assessment Scale (ESAS), Memorial Delirium Assessment Scale (MDAS), Nursing Delirium Screening Scale (NuDESC), Unified Myoclonus Rating Scale (UMRS), Functional Assessment of Chronic Illness Therapy-Fatigue (FACIT-F), Dehydration Assessment Scale, oltre ai valori di creatinina, urea e sopravvivenza globale. L’analisi di ‘intention-to-treat’ è stata condotta per esaminare la variazione al giorno 4 ± 2 e giorno 7 ± 2 tra i due gruppi di pazienti. I pazienti randomizzati all’idratazione (n = 63) e quelli a placebo (n = 66) mostravano caratteristiche basali simili. Gli autori non hanno rilevato differenze significative tra i due gruppi riguardo la variazione della somma dei quattro sintomi della disidratazione (-3.3 vs -2.8; p = 0.77), punteggi ESAS (tutti non significativi), MDAS (1 vs 3.5; p = 0.084), NuDESC (0 vs 0; p = 0.13) e UMRS (0 vs 0; p = 0.54) al giorno 4. Anche i risultati al giorno 7, inclusi i punteggi di FACIT-F, erano simili e la sopravvivenza globale non è risultata diversa nei due gruppi (mediana: 21 vs 15 giorni; p = 0.83). In conclusione, lo studio conferma che l’idratazione, attuata con somministrazione di un litro di soluzione fisiologica al giorno, non migliora i sintomi, la qualità di vita o la sopravvivenza dei pazienti rispetto al placebo.
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