In the last decade, the clinical applicability of platinum salts in breast cancer (BC) has gained momentum, mainly in the context of homologous recombination-deficiency (HRD) where effects of DNA-damaging agents are particularly enhanced. Indeed, these agents have been traditionally explored in the triple-negative BC (TNBC), as the intrinsic genomic instability of this subgroup offers an ideal rationale that supports platinum salts as a viable therapeutic option. Notably, the … (leggi tutto)
L’utilizzo dei sali di platino nel trattamento del carcinoma mammario sta vivendo un nuovo rinascimento, in particolare nelle forme con deficit dei sistemi di riparazione del DNA e/o in presenza di mutazioni dei geni BRCA 1/2.Sotto l’aspetto clinico, in considerazione del costo e dei risultati ancora controversi di caratterizzazioni molecolari più fini, le pazienti con carcinoma triple-negative, per l’intrinseca instabilità genomica che contraddistingue tale sottogruppo, hanno la maggiore probabilità di trarre beneficio dall’impiego di regimi a base di platino.
Particolarmente interessanti, per la sinergia di azione, sono le combinazioni con taxani come dimostrato dallo studio clinico di fase II tnAcity, che ha evidenziato l’efficacia dell’associazione carboplatino/nab-paclitaxel nel trattamento di prima linea del carcinoma mammario avanzato triple-negative.
In termini di prospettive future, si guarda con attenzione alla capacità dei sali di platino di indurre la formazione di neoantigeni e di modulare il sistema immunitario, immaginando sviluppi nel campo dell’immunoterapia con significative implicazioni terapeutiche, possibilmente rivoluzionarie.