La diagnosi precoce di tumore non associato a epatite virale B o C ha prognosi più favorevole rispetto ai pazienti infetti; quella tardiva è spesso imputabile a carenze di screening
Il numero e la proporzione di casi di epatocarcinoma HBsAg- e HCVAb-negativo (nonBC) sono aumentati costantemente negli ultimi anni in Giappone. Lo studio pubblicato nella rivista Oncology Report (leggi abstract originale) ha preso in esame la frequenza di rilevamento del carcinoma epatico nonBC con metodi di screening e ha cercato di chiarire le caratteristiche cliniche di questa malattia (nonBC) rispetto al carcinoma epatico associato a infezione da virus dell’epatite C e/o B (virale). I ricercatori giapponesi hanno arruolato presso il dipartimento di Gastroenterologia ed Epatologia dell’ospedale universitario di Nagasaki 624 pazienti con diagnosi di carcinoma epatico tra il 1982 e il 2007 e li hanno suddivisi in due gruppi: 550 pazienti sono stati inclusi nel gruppo con carcinoma epatico di origine virale (positivi a HbsAg e/o a HCVAb) e 74 nel gruppo nonBC (negativi sia a HbsAg che a HCVAb). Le caratteristiche di follow-up fino a diagnosi iniziale di carcinoma epatico e le percentuali di sopravvivenza sono state analizzate e comparate tra i due gruppi. L’analisi multivariata ha individuato il follow-up, il consumo di alcool, i livelli di albumina, bilirubina totale e alfa-fetoproteina, e lo stadio TNM quali fattori di rischio prognostici indipendenti e significativi. Nei 397 pazienti con carcinoma epatico in stadio TNM I e II, l’analisi multivariata ha identificato la causa della malattia epatica, il sesso, la classe Child-Pugh, le concentrazioni di albumina sierica e lo stadio TNM quali fattori di rischio prognostici indipendenti e significativi. La prognosi sfavorevole nei pazienti con carcinoma epatico nonBC era attribuibile a diagnosi tardiva di malattia avanzata per carenze nel sistema di screening per la diagnosi precoce del tumore. Tuttavia, nei pazienti in stadio precoce, quelli con tumore nonBC hanno mostrato una prognosi significativamente migliore di quelli con carcinoma epatico di origine virale.Liver Cancer Newsgroup – Numero 5 – Maggio 2010