30 Marzo 2009
EUROPEI SEMPRE PIÙ LONGEVI E IN SALUTE, ITALIA SUL PODIO
Migliora la salute degli europei, oggi anche più longevi rispetto a dieci anni fa. E l’Italia si colloca ai primi posti. Notizie positive per il vecchio continente che, però, potrebbero essere anche migliori se ci fosse più attenzione agli stili di vita per i quali non si registrano invece miglioramenti, soprattutto per quanto riguarda alcol, fumo e droghe. A tracciare un quadro dettagliato della salute degli europei è il Rapporto del progetto Eugloreh 2007, co-finanziato dall’Unione europea, coordinato dal ministero del Welfare e dall’Istituto superiore di sanità, presentato a Roma, all’Iss. Una fotografia molto particolareggiata a cui hanno collaborato 31 Paesi, i 27 Stati membri dell’Ue più altri quattro. “La tendenza – ha spiegato Vittorio Silano, ex dirigente del ministero della Salute che ha partecipato al progetto avviato nel 2005 – è quella di un miglioramento generale e costante della salute, come evidenziano i principali indicatori: l’aumento dell’aspettativa di vita media, il miglioramento della salute materno-infantile, la riduzione della mortalità infantile”. L’aspettativa di vita tra 1995-2005 è aumentata in Europa di tre anni: gli uomini possono raggiungere i 75 anni e mezzo, mentre le donne hanno raggiunto gli 81,6 anni. “In realtà – ha precisato Silano – la differenza tra maschi e femmine è minore: se si considera la vita ‘in buona salute’ le donne hanno una vantaggio di appena due anni”. E in fatto di longevità l’Italia occupa i primi posti della classifica, con l’aspettativa di vita femminile maggiore insieme a Francia, Svezia e Finlandia. E la Penisola primeggia anche per la vita media maschile, con Svezia e Irlanda. Dal Rapporto ‘Eugloreh 2007’, inoltre, emergono alcuni punti critici. In particolare le enormi differenze tra i diversi Paesi. “Se si osservano e si confrontano i tassi di mortalità dei diversi Paesi – ha spiegato Silano – analizzandoli per tipologie di malattia, si vede che ci sono differenze enormi tra uno Stato, con scarti che, utilizzando un parametro numerico, vanno da 10 a 100. Questo dipende da molti fattori, stili di vita, genetica, ma anche organizzazione sanitaria”. Si tratta, comunque, secondo l’esperto “di differenze per noi ‘preziose’, perché ci indicano, in pratica, che se riusciremo a controllare i cosiddetti determinati della salute, avremo grandi possibilità di migliorare ulteriormente la qualità di vita, in tutti i Paesi”. Il rapporto indica anche settori che necessitano di una maggiore attenzione. “Abbiamo notato ad esempio – ha detto ancora Silano – che ci sono pochi dati sugli adolescenti. C’è bisogno di seguirli di più. Oggi è una fascia d’età ‘trascurata’ dal punto di vista epidemiologico”. Ci sono poi i fattori demografici ed economici che preoccupano, con risorse sempre più esigue e una popolazione che invecchia. “Invecchiare in salute – ha detto l’esperto – è fondamentale per la sostenibilità dei sistemi sanitari. Per questo è necessario che le strutture e i sistemi si adeguino alle nuove necessità di assistenza”. Necessità che comprendono anche le malattie psichiatriche, in aumento esponenziale, per le quali è necessario progettare forme di assistenza ad hoc.