Una ridotta espressione di BRCA1 sembra associata a una migliore sopravvivenza a 36 mesi in pazienti trattate con chemioterapia contenente cisplatino e paclitaxel, somministrati per via intraperitoenale. Il gene 1 di soppressione tumorale del carcinoma mammario, BRCA1, è stato associato al tumore epiteliale ovarico (EOC) di tipo familiare e una sua ridotta espressione è stata collegata a una maggiore sensibilità alla chemioterapia con derivati del platino. I ricercatori afferenti al Gynecologic Oncology Group (GOG), coordinati dai colleghi del Magee-Women’s Hospital of the University of Pittsburgh Medical Center, hanno esaminato la rilevanza prognostica dell’espressione di BRCA1 in pazienti con EOC trattate con un derivato del platino e taxano per via intraperitoneale. Lo studio GOG-172, di fase III, randomizzato, multi-istituzionale, ha messo a confronto la terapia con paclitaxel e cisplatino per via endovenosa (terapia EV) con quella costituita da paclitaxel per via endovenosa associato a cisplatino e paclitaxel per via intraperitoneale (terapia IP), in pazienti con EOC in stadio III, dopo resezione ottimale. Nello studio pubblicato sulla rivista British Journal of Cancer (
leggi abstract), l’espressione di BRCA1 è stata valutata con colorazione immuno-istochimica, in cieco rispetto all’outcome’ clinico, in campioni tumorali d’archivio. I vetrini che avevano colorazione ≤ 10% sono stati definiti come ‘aberranti’, mentre quelli con colorazione > 10% erano considerati normali. Le correlazioni tra espressione di BRCA1 e sopravvivenza libera da progressione (PFS) e globale (OS) sono state analizzate utilizzando il metodo di Kaplan-Meier e l’analisi di regressione di Cox. I risultati indicano che tra le 393 pazienti, 189 tumori mostravano espressione ‘aberrante’ e 204 normale di BRCA1; esisteva inoltre un’interazione tra espressione di BRCA1 e via di somministrazione in termini di OS (p = 0.014), ma non di PFS (p = 0.054). Nei tumori con espressione normale di BRCA1, la OS mediana è risultata di 58 mesi nel gruppo di pazienti randomizzate alla terapia IP, rispetto ai 50 mesi in quello in terapia EV (p = 0.818). Nei tumori con espressione ‘aberrante’ di BRCA1, la OS mediana è risultata di 84 vs 47 mesi, rispettivamente nel gruppo con terapia IP vs EV (p = 0.0002). L’espressione ‘aberrante’ di BRCA1 è risultata fattore prognostico indipendente di migliore sopravvivenza nelle donne randomizzate alla terapia IP (hazard ratio [HR] 0.67; intervallo di confidenza [IC] 95%: 0.47 – 0.97; p = 0.032). Dati simili di sopravvivenza sono stati osservati nelle pazienti trattate sia con terapia EV che IP con tumori che presentavano normale espressione di BRCA1. L’analisi multivariata, ma non quella univariata, ha dimostrato che le pazienti in terapia EV che presentavano espressione ‘aberrante’ di BRCA1 avevano una sopravvivenza peggiore rispetto alle donne con espressione normale. In conclusione, una ridotta espressione di BRCA1 è stata associata a una migliore sopravvivenza a 36 mesi nelle pazienti con EOC trattate con chemioterapia IP. Sebbene i risultati meritino validazione in future sperimentazioni cliniche, i dati di questo studio suggeriscono che una ridotta espressione di BRCA1 possa predire una risposta migliore alla chemioterapia IP, contenente cisplatino e paclitaxel.