In queste persone, il trapianto è una procedura eseguibile e l’infezione da HIV non altera significativamente l’esito dopo l’operazione
Scopo dello studio multicentrico italiano, pubblicato sulla rivista The Oncologist (leggi abstract), era valutare gli esiti clinici del trapianto di fegato in pazienti con carcinoma epatico che presentavano co-infezione da HIV (virus dell’immunodeficienza umana). Lo studio ha coinvolto numerosi centri per il trapianto di fegato in Italia settentrionale: Università di Modena e Reggio Emilia, che ha coordinato la ricerca, Università di Bologna e Università di Udine. Gli autori hanno comparato 30 pazienti HIV-positivi affetti da carcinoma epatico, che sono stati sottoposti a trapianto di fegato, con 155 pazienti non infettati con HIV che hanno ricevuto lo stesso trattamento tra settembre 2004 e giugno 2009. All’iscrizione nella lista d’attesa per il trapianto, non sono state osservate differenze tra pazienti infetti o non infetti con HIV per quanto riguarda le caratteristiche del carcinoma epatico. I pazienti che non rientravano nei criteri della University of California, San Francisco (UCSF) erano considerati eleggibili per il trapianto di fegato se il carico tumorale era stato ridotto con l’aiuto di un programma di ‘down-staging’. I pazienti con HIV erano più giovani e più frequentemente anti- HCV positivi e un più elevato numero di pazienti con HIV presentava co-infezione HBV-HCV. I trattamenti prima del trapianto (resezione epatica e/o trattamenti locoregionali) erano comparabili tra i due gruppi. Le caratteristiche istologiche del tumore erano simili nei pazienti che presentavano infezione o no da HIV e nessuna differenza è stata osservata in termini di sopravvivenza globale e tassi di recidiva del tumore. In conclusione, il trapianto di fegato per il carcinoma epatico è dunque una procedura eseguibile e la presenza di infezione da HIV non altera in modo particolare l’esito post-trapianto.Liver Cancer Newsgroup – Numero 6 – Giugno 2013