Lo screening del papillomavirus umano (HPV) permette una protezione aumentata del 60-70% contro i tumori cervicali invasivi, rispetto all’esame citologico, e i dati di ampi studi clinici randomizzati supportano l’avvio dello screening dell’HPV dall’età di 30 anni e l’ampliamento degli intervalli tra screening ad almeno 5 anni. Lo screening per il tumore cervicale, basato sull’esame dell’HPV, è stato comparato con lo screening citologico in quattro studi clinici randomizzati dove i precursori del tumore erano gli endpoint, in ogni studio. Le stime dirette, però, non considerano i risultati di efficacia relativa dello screening dell’HPV, vs quello citologico, nella prevenzione del tumore invasivo in donne che si sottopongono a screening regolari sui modificatori (ad es. età) di questa efficacia relativa e della durata della protezione. Per esaminare questi ‘outcome’ i ricercatori europei appartenenti all’International HPV Screening Working Group (in Italia i gruppi del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica del Piemonte, AO Città della Salute e della Scienza di Torino e Azienda Sanitaria Locale di Reggio Emilia) hanno condotto uno studio di follow-up di quattro studi randomizzati, in cui sono state randomizzate 176464 donne di età compresa tra 20 e 64 anni a screening dell’HPV (braccio sperimentale) o citologico (braccio di controllo) in Svezia (Swedescreen), Olanda (POBASCAM), Inghilterra (ARTISTIC) e Italia (NTCC). Gli autori hanno seguito queste donne per un follow-up mediano di 6.5 anni (pari a 1214415 persone-anno) e identificato 107 casi di carcinoma cervicale invasivo attraverso il collegamento con screening, patologia e registri del cancro, con revisione in cieco dei campioni istologici o dalle relazioni ufficiali. Sono stati, quindi, calcolati i quozienti del tasso (‘rate ratio’) di incidenza di carcinoma cervicale invasivo, sia cumulativi che aggiustati per lo studio (sperimentale vs controllo). Nello studio pubblicato sulla rivista The Lancet (
leggi abstract), il ‘rate ratio’ di carcinoma cervicale invasivo, per tutte le donne, dall’arruolamento alla fine del follow-up, è risultato pari a 0.60 (IC 95%: 0.40 – 0.89), senza eterogeneità tra studi (p = 0.52). Il rilevamento di carcinoma cervicale invasivo è risultato simile con i due metodi di screening durante i primi 2.5 anni di follow-up (‘rate ratio’ 0.79; IC 95%: 0.46 – 1.36), ma successivamente era significativamente più basso nel braccio sperimentale (‘rate ratio’ 0.45; IC 95%: 0.25 – 0.81). Nelle donne con esito negativo al test di screening d’entrata, il ‘rate ratio’ è risultato 0.30 (IC 95%: 0.15 – 0.60). L’incidenza cumulativa di carcinoma cervicale invasivo nelle donne con esito negativo ai test di entrata è risultata 4.6 in 105 donne (range: 1.1 – 12.1) e 8.7 in 105 donne (range: 3.3 – 18.6) rispettivamente dopo 3.5 e 5.5 anni, nel braccio sperimentale, e rispettivamente 15.4 in 105 donne (range: 7.9 – 27.0) e 36.0 in 105 donne (range: 23.2 – 53.5), nel braccio di controllo. I ‘rate ratio’ non variavano con lo stadio del tumore, ma erano più bassi per l’adenocarcinoma (‘rate ratio’ 0.31; IC 95%: 0.14 – 0.69) che per il carcinoma a cellule squamose (‘rate ratio’ 0.78; IC 95%: 0.49 – 1.25). Il ‘rate ratio’ era inoltre più basso nelle donne di età compresa tra 30 e 34 anni (‘rate ratio’ 0.36; IC 95%: 0.14 – 0.94). In conclusione, lo screening dell’HPV permette una protezione aumentata del 60 – 70% contro il carcinoma cervicale invasivo, rispetto allo screening citologico. I dati di quattro ampi studi clinici randomizzati supportano quindi l’avvio dello screening dell’HPV dall’età di 30 anni e l’estensione degli intervalli tra screening ad almeno 5 anni. Gli studi hanno ricevuto il supporto economico dell’Unione Europea, del Belgian Foundation Against Cancer, KCE-Centre d’Expertise, IARC, The Netherlands Organisation for Health Research and Development e del Ministero della Salute Italiano.