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Medinews
25 Novembre 2013

EFFICACIA DELLO SCREENING DI HPV NELLA PREVENZIONE DEL CARCINOMA CERVICALE INVASIVO: FOLLOW-UP DI QUATTRO STUDI CLINICI EUROPEI RANDOMIZZATI CONTROLLATI

Lo screening del papillomavirus umano (HPV) permette una protezione aumentata del 60-70% contro i tumori cervicali invasivi, rispetto all’esame citologico, e i dati di ampi studi clinici randomizzati supportano l’avvio dello screening dell’HPV dall’età di 30 anni e l’ampliamento degli intervalli tra screening ad almeno 5 anni. Lo screening per il tumore cervicale, basato sull’esame dell’HPV, è stato comparato con lo screening citologico in quattro studi clinici randomizzati dove i precursori del tumore erano gli endpoint, in ogni studio. Le stime dirette, però, non considerano i risultati di efficacia relativa dello screening dell’HPV, vs quello citologico, nella prevenzione del tumore invasivo in donne che si sottopongono a screening regolari sui modificatori (ad es. età) di questa efficacia relativa e della durata della protezione. Per esaminare questi ‘outcome’ i ricercatori europei appartenenti all’International HPV Screening Working Group (in Italia i gruppi del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica del Piemonte, AO Città della Salute e della Scienza di Torino e Azienda Sanitaria Locale di Reggio Emilia) hanno condotto uno studio di follow-up di quattro studi randomizzati, in cui sono state randomizzate 176464 donne di età compresa tra 20 e 64 anni a screening dell’HPV (braccio sperimentale) o citologico (braccio di controllo) in Svezia (Swedescreen), Olanda (POBASCAM), Inghilterra (ARTISTIC) e Italia (NTCC). Gli autori hanno seguito queste donne per un follow-up mediano di 6.5 anni (pari a 1214415 persone-anno) e identificato 107 casi di carcinoma cervicale invasivo attraverso il collegamento con screening, patologia e registri del cancro, con revisione in cieco dei campioni istologici o dalle relazioni ufficiali. Sono stati, quindi, calcolati i quozienti del tasso (‘rate ratio’) di incidenza di carcinoma cervicale invasivo, sia cumulativi che aggiustati per lo studio (sperimentale vs controllo). Nello studio pubblicato sulla rivista The Lancet (leggi abstract), il ‘rate ratio’ di carcinoma cervicale invasivo, per tutte le donne, dall’arruolamento alla fine del follow-up, è risultato pari a 0.60 (IC 95%: 0.40 – 0.89), senza eterogeneità tra studi (p = 0.52). Il rilevamento di carcinoma cervicale invasivo è risultato simile con i due metodi di screening durante i primi 2.5 anni di follow-up (‘rate ratio’ 0.79; IC 95%: 0.46 – 1.36), ma successivamente era significativamente più basso nel braccio sperimentale (‘rate ratio’ 0.45; IC 95%: 0.25 – 0.81). Nelle donne con esito negativo al test di screening d’entrata, il ‘rate ratio’ è risultato 0.30 (IC 95%: 0.15 – 0.60). L’incidenza cumulativa di carcinoma cervicale invasivo nelle donne con esito negativo ai test di entrata è risultata 4.6 in 105 donne (range: 1.1 – 12.1) e 8.7 in 105 donne (range: 3.3 – 18.6) rispettivamente dopo 3.5 e 5.5 anni, nel braccio sperimentale, e rispettivamente 15.4 in 105 donne (range: 7.9 – 27.0) e 36.0 in 105 donne (range: 23.2 – 53.5), nel braccio di controllo. I ‘rate ratio’ non variavano con lo stadio del tumore, ma erano più bassi per l’adenocarcinoma (‘rate ratio’ 0.31; IC 95%: 0.14 – 0.69) che per il carcinoma a cellule squamose (‘rate ratio’ 0.78; IC 95%: 0.49 – 1.25). Il ‘rate ratio’ era inoltre più basso nelle donne di età compresa tra 30 e 34 anni (‘rate ratio’ 0.36; IC 95%: 0.14 – 0.94). In conclusione, lo screening dell’HPV permette una protezione aumentata del 60 – 70% contro il carcinoma cervicale invasivo, rispetto allo screening citologico. I dati di quattro ampi studi clinici randomizzati supportano quindi l’avvio dello screening dell’HPV dall’età di 30 anni e l’estensione degli intervalli tra screening ad almeno 5 anni. Gli studi hanno ricevuto il supporto economico dell’Unione Europea, del Belgian Foundation Against Cancer, KCE-Centre d’Expertise, IARC, The Netherlands Organisation for Health Research and Development e del Ministero della Salute Italiano.
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