Ricercatori dell’Università G. D’Annunzio di Chieti hanno evidenziato, in una coorte selezionata di pazienti con tumore mammario HER2+, l’importanza di sottoclassi molecolari e dell’estensione di tumore residuo dopo terapia neoadiuvante quali fattori prognostici più importanti di sopravvivenza. La chemioterapia combinata a trastuzumab è l’attuale standard di cura per il trattamento del tumore mammario HER2+ iniziale o localmente avanzato, ma non esistono sufficienti dati in letteratura sulla sua reale efficacia. Nello studio pubblicato sulla rivista Journal of Cancer Research and Clinical Oncology (
leggi abstract) sono state riesaminate retrospettivamente 205 pazienti con tumore mammario HER2+ diagnosticato in 10 unità di Oncologia Medica italiane tra luglio 2003 e ottobre 2011. Tutte le pazienti hanno ricevuto terapia sistemica neoadiuvante con trastuzumab in associazione alla chemioterapia. Sono stati utilizzati molti diversi regimi di chemioterapia, anche se il 90% delle pazienti ha ricevuto schemi che includevano antracicline e il 99% taxani. La terapia sistemica neoadiuvante è stata somministrata per più di 21 settimane (mediana 24) a 130 delle 205 pazienti (63.4%), mentre trastuzumab è stato assunto per più di 12 settimane (mediana 12) da 101 delle 205 pazienti (49.3%). La pCR/0 è stata definita come ypT0+ypN0 e pCR/is come ypT0/is+ypN0. I risultati indicano che una pCR/0 è stata ottenuta nel 24.8% delle pazienti e una pCR/is nel 46.8%. In regressione logistica multivariata, i tumori non luminali/HER2+ (p < 0.0001) e più di 12 settimane di trattamento neoadiuvante con trastuzumab (p = 0.03) sono stati evidenziati quali fattori predittivi indipendenti di pCR/0. La sopravvivenza mediana libera da malattia (DFS) e la sopravvivenza cancro-specifica (CSS) non sono state raggiunte entro il termine per l’analisi. In analisi multivariata, la sottoclasse non luminale/HER2+ (DFS: p = 0.01 e CSS: p = 0.01) e lo stadio patologico II-III alla chirurgia (DFS: p < 0.0001 e CSS: p = 0.001) erano le uniche variabili associate significativamente a un peggiore ‘outcome’ a lungo termine. In conclusione, i dati di questo studio esprimono la rilevanza delle sottoclassi molecolari e dell’estensione del tumore residuo dopo terapia neoadiuvante quali principali fattori prognostici di sopravvivenza in questa coorte di pazienti.