Most patients with locally advanced, unresectable, non–small-cell lung cancer (NSCLC) have disease progression despite definitive chemoradiotherapy (chemotherapy plus concurrent radiation therapy). This phase 3 study compared the anti–programmed death ligand 1 antibody durvalumab as consolidation therapy with placebo in patients with stage III NSCLC who did not have disease progression after two or more cycles of platinum-based chemoradiotherapy … (leggi tutto)
Durante il congresso ESMO 2017 vengono presentati i dati dello studio PACIFIC, che va ad esplorare il ruolo di durvalumab nel tumore polmonare in stadio localmente avanzato, non candidato a resezione chirurgica. Lo studio di fase III randomizza (2:1) i pazienti a ricevere durvalumab 10 mg/kg ogni 2 settimane vs placebo per 12 mesi. Il trattamento con durvalumab o placebo iniziava da 1 a 42 giorni dopo il termine della chemio-radioterapia. Gli endpoints coprimari erano la sopravvivenza libera da progressione (PFS) valutata da una commissione indipendente “blinded” e la sopravvivenza globale (OS). Tra gli obiettivi secondari il tasso di PFS a 18 mesi, tasso di risposta obiettiva (ORR), durata della risposta, tempo al decesso o alla comparsa di metastasi a distanza e il profilo di tollerabilità. Vengono randomizzati 713 pazienti e 709 ricevono il trattamento post chemio-radioterapia (473 ricevono durvalumab e 236 placebo). Il PFS (calcolato dalla randomizzazione) è pari a 16,8 mesi (IC 95%: 13,0 – 18,1) per durvalumab vs 5,6 mesi (IC 95%: 4,6 – 7,8) con placebo; PFS a 18 mesi: 44,2% vs 27,0%; ORR: 28,4% con durvalumab vs 16,0% con placebo (p < 0,001); risposta ancora in atto a 18 mesi: 72,8% con durvalumab vs 46,8% con placebo. Anche il tempo mediano al decesso o alla comparsa di localizzazioni a distanza è superiore con durvalumab (23,2 mesi vs 14,6 mesi; p < 0,001). Eventi avversi di grado 3 o 4 vengono registrati nel 29,9% dei pazienti trattati con durvalumab e nel 26,1% nel braccio con placebo. L’evento di grado 3 o 4 maggiormente rappresentato sono le polmoniti pari al 4,4% e 3,8% nel braccio con durvalumab e placebo, rispettivamente. In merito all’interruzione del trattamento in ragione di eventi avversi questo è stato registrato nel 15,4% dei pazienti trattati con durvalumab e nel 9,8% di quelli nel braccio con placebo.I dati sono indubbiamente incoraggianti non solo per la superiorità di durvalumab verso placebo, ma anche per una serie di altre motivazioni fra cui: questi sono i primi dati positivi nella malattia localmente avanzata derivanti da uno studio randomizzato che ha valutato l’impiego di un farmaco immunoterapico; questi sono i primi dati dopo almeno un decennio, che sembrano confermare un dato già solido nella malattia avanzata anche nel setting di pazienti in stadio III non operabile; confortante inoltre vedere il dato di tollerabilità ed in particolare quello specifico sulle polmoniti, che almeno su base teorica, avrebbe potuto essere peggiore in questa categoria di pazienti.