La terapia orale con fludarabina e ciclofosfamide è efficace, sicura e ben tollerata e può essere quindi utilizzata come terapia front-line nel trattamento della leucemia linfatica cronica (LLC), specialmente nei casi a basso rischio. Questo affermano i ricercatori romani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e del CNR di Monterotondo, che hanno valutato l’efficacia di tale combinazione anche in relazione allo stato mutazionale di IgVH, delle anormalie citogenetiche di interfase e dell’espressione di ZAP-70 e CD38. Trentasette pazienti con LLC, precedentemente non trattati, sono stati sottoposti a terapia orale con fludarabina (30 mg/m
2) e ciclofosfamide (250 mg/m
2) per 3 giorni consecutivi ogni 4 settimane per 6 cicli. I risultati pubblicati nella rivista Annals of Hematology (
leggi abstract originale) indicano che 18 pazienti presentavano uno stato ‘unmutated’ e 15 ‘mutated’; 9 pazienti avevano anormalie citogenetiche ad ‘alto rischio’, quali del(11q22.3) o del(17p13.1), 15 erano positivi per ZAP-70 e 8 per CD38. Tra i 35 pazienti valutabili, 14 (40%) hanno ottenuto una risposta completa (RC) e 13 (37%) parziale (RP). La sopravvivenza mediana libera da progressione (SLP) era di 23 mesi e l’intervallo mediano al ri-trattamento (IRT) era di 38 mesi. Una frequenza di risposte globali (RC+RP) significativamente più bassa (43% vs 85%; p = 0.011), una SLP e un IRT più brevi (SLP: 22 vs 27 mesi; p = 0.015; IRT: 22 vs 40 mesi; p = 0.031) erano osservati nel gruppo con anormalie citogenetiche ad ‘alto rischio’. L’IRT era di minor durata anche nei pazienti con IgVH ‘unmutated’ rispetto a quelli con IgVH ‘mutated’ (26 vs 41 mesi; p = 0.035). La tossicità ematologica includeva neutropenia di grado IV (10 pazienti) e anemia di grado III/IV (3 pazienti), mentre quella gastrointestinale si è manifestata in forma lieve e nessun paziente è stato ospedalizzato.
SIENEWS – numero 21 – 6 novembre 2008