lunedì, 2 ottobre 2023
Medinews
26 Marzo 2013

DOCETAXEL IN ASSOCIAZIONE CON GEFITINIB NEL CARCINOMA DI TESTA E COLLO METASTATICO O IN RECIDIVA

L’aggiunta di gefitinib a docetaxel sembra ben tollerata, anche se non migliora gli ‘outcome’ di prognosi sfavorevole in pazienti non selezionati con carcinoma a cellule squamose di testa e collo (SCCHN). Gli investigatori di questo studio ECOG (Eastern Cooperative Oncology Group) di fase III, controllato, hanno ipotizzato che l’aggiunta di gefitinib, un inibitore tirosin-chinasico del fattore di crescita epidermico (EGFR), a docetaxel potesse aumentare l’efficacia terapeutica nel tumore SCCHN. Per questo motivo, hanno randomizzato pazienti con SCCHN, metastatico o in recidiva, con performance status (PS) ECOG 2 o pazienti con PS ECOG 0 – 2 già trattati con chemioterapia, a ricevere una volta alla settimana docetaxel da solo (placebo, braccio A) o in associazione a gefitinib (250 mg/die per via orale, braccio B) fino a progressione della malattia. Al momento della progressione, i pazienti randomizzati a placebo hanno potuto ricevere gefitinib come singolo agente. Mutazioni di EGFR, c-MET e KRAS e poliformismi di enzimi che metabolizzano il farmaco e trasportatori sono stati valutati con piro-sequenziamento. Lo studio pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Oncology (leggi abstract) ha incluso 270 pazienti, arruolati prima che lo studio fosse chiuso anticipatamente per l’esito dell’analisi ad interim (136 pazienti nel braccio A e 134 nel braccio B). La sopravvivenza globale mediana è risultata di 6.0 mesi nel braccio A e 7.3 mesi nel braccio B (hazard ratio 0.93, IC 95%: 0.72 – 1.21; p = 0.60). Un’analisi non pianificata di sottogruppo ha indicato che gefitinib ha migliorato la sopravvivenza nei pazienti più giovani di 65 anni (mediana 7.6 vs 5.2 mesi; p = 0.04). Inoltre, è stato osservato un trend di migliore sopravvivenza anche nei pazienti portatori di c-MET ‘wild-type’ (5.7 vs 3.6 mesi; p = 0.09), indipendente-mente dal trattamento ricevuto. Le tossicità di grado 3 e 4 erano comparabili tra i due bracci eccetto che diarrea di grado 3 e 4, più comune nei pazienti trattati con docetaxel e gefitinib. Tra i 18 pazienti eleggibili, inclusi nel braccio A, che hanno ricevuto gefitinib dopo progressione della malattia, solo uno ha mostrato risposta parziale. In conclusione, l’aggiunta di gefitinib al trattamento con docetaxel, pur essendo ben tollerato, non ha migliorato gli ‘outcome’ nei pazienti con SCCHN e prognosi sfavorevole, non altrimenti selezionati.
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