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Medinews
10 Marzo 2014

DOCETAXEL E NINTEDANIB VS DOCETAXEL E PLACEBO IN PAZIENTI CON TUMORE DEL POLMONE NON A PICCOLE CELLULE PRECEDENTEMENTE TRATTATI: STUDIO LUME-LUNG 1 DI FASE 3, RANDOMIZZATO, CONTROLLATO, IN DOPPIO CIECO

Nintedanib, in combinazione con docetaxel, rappresenta un’efficace opzione nel trattamento di seconda linea del tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) in stadio avanzato, precedentemente trattato con una linea di terapia contenente platino, specialmente nei pazienti con adenocarcinoma polmonare. I ricercatori dello studio LUME-Lung 1 hanno valutato l’efficacia e la sicurezza di docetaxel e nintedanib come terapia di seconda linea del NSCLC. In questo studio di fase 3, pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology (leggi abstract), i pazienti con recidiva di NSCLC in stadio IIIB-IV, in progressione dopo chemioterapia di prima linea, sono stati arruolati in 211 centri di 27 Paesi in tutto il mondo (in Italia, Azienda Universitario-Ospedaliera San Luigi, Università di Torino, a Orbassano) e allocati (1:1), dopo stratificazione per performance status ECOG, precedente trattamento con bevacizumab, istologia e presenza di metastasi cerebrali, con sequenza generata al computer attraverso sistema interattivo indipendente, a docetaxel 75/mg2 al giorno 1, in infusione endovenosa, e nintedanib (200 mg due volte al giorno, per os) o placebo, ai giorni 2 – 21, ogni 3 settimane, fino a eventi avversi inaccettabili o progressione della malattia. Ricercatori e pazienti erano in cieco all’assegnazione di trattamento. Endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione (PFS), valutata con revisione centrale indipendente e analizzata secondo ‘intention-to-treat’ in tutti i pazienti, dopo 714 eventi. Endpoint secondari chiave erano la sopravvivenza globale, analizzata per ‘intention-to-treat’ dopo manifestazione di 1121 eventi, in ordine pre-specificato ‘stepwise’: prima nei pazienti con adenocarcinoma che avevano mostrato progressione entro 9 mesi dall’inizio della terapia di prima linea, poi in tutti i pazienti con adenocarcinoma, quindi in tutti i pazienti dello studio. Tra il 23 dicembre 2008 e il 9 febbraio 2011, sono stati randomizzati 655 pazienti a docetaxel e nintedanib e 659 a docetaxel e placebo. L’analisi primaria è stata condotta dopo un follow-up mediano di 7.1 mesi (IQR: 3.8 – 11.0). Nei pazienti trattati con docetaxel e nintedanib, la PFS è risultata significativamente migliorata rispetto al gruppo che aveva ricevuto docetaxel e placebo (mediana rispettivamente di 3.4 mesi, IC 95%: 2.9 – 3.9; vs 2.7 mesi, IC 95%: 2.6 – 2.8; hazard ratio [HR] 0.79, IC 95%: 0.68 – 0.92; p = 0.0019). Dopo un follow-up mediano di 31.7 mesi (IQR: 27.8 – 36.1), la sopravvivenza globale era significativamente migliore nei pazienti con diagnosi istologica di adenocarcinoma, che avevano mostrato progressione entro 9 mesi dall’inizio del trattamento di prima linea, nel gruppo docetaxel e nintedanib (n = 206), rispetto a quelli che hanno ricevuto docetaxel e placebo (n = 199; mediana rispettivamente 10.9 mesi, IC 95%: 8.5 – 12.6; vs 7.9 mesi, IC 95%: 6.7 – 9.1; HR 0.75, IC 95%: 0.60 – 0.92; p = 0.0073). Risultati simili sono stati osservati in tutti i pazienti con diagnosi istologica di adenocarcinoma (322 pazienti nel gruppo docetaxel e nintedanib e 336 nel gruppo docetaxel e placebo; sopravvivenza globale mediana rispettivamente 12.6 mesi, IC 95%: 10.6 – 15.1; vs 10.3 mesi, IC 95%: 8.6 – 12.2; HR 0.83, IC 95%: 0.70 – 0.99; p = 0.0359), ma non nella popolazione complessiva dello studio (mediana 10.1 mesi, IC 95%: 8.8 – 11.2; vs 9.1 mesi, IC 95%: 8.4 – 10.4; HR 0.94, IC 95%: 0.83 – 1.05; p = 0.2720). Eventi avversi di grado 3 o peggiore, più comuni nel gruppo a docetaxel e nintedanib che in quello a docetaxel e placebo, erano diarrea (43 di 652 [6.6%] vs 17 di 655 [2.6%]), incrementi reversibili di alanina aminotransferasi (51 [7.8%] vs 6 [0.9%]) e di aspartato aminotransferasi (22 [3.4%] vs 3 [0.5%]). In totale, 35 pazienti nel gruppo che ha ricevuto docetaxel e nintedanib e 25 in quello a docetaxel e placebo sono deceduti per eventi avversi probabilmente non correlati alla progressione del tumore: i più comuni erano sepsi (rispettivamente 5 vs 1), polmonite (2 vs 7), insufficienza respiratoria (4 vs 9) ed embolismo polmonare (9 vs 3). In conclusione, nintedanib in combinazione con docetaxel rappresenta un’efficace opzione di seconda linea nei pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato, già trattato precedentemente con una linea di trattamento contenente platino, ma in particolar modo nei pazienti con adenocarcinoma.
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