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Medinews
3 Giugno 2009

DIABETE 2: CONTROLLO INTENSIVO GLICEMIA RIDUCE RISCHIO INFARTO DEL 17%

Un controllo intensivo della glicemia è in grado di ridurre significativamente gli eventi coronarici nel paziente con diabete di tipo 2. E’ il risultato più rilevante che emerge da una recente metanalisi, pubblicata su Lancet, coordinata da Kausik K. Ray del Department of Public Health and Primary Care, University of Cambridge, Gran Bretagna. Sono stati esaminati 5 studi randomizzati (UKPDS, PROACTIVE, ADVANCE, ACCORD, VADT) con più di 33.000 pazienti con diabete di tipo 2: la concentrazione di emoglobina glicata (HbA1C) era del 0,9% inferiore nei pazienti che ricevevano un controllo intensivo della glicemia rispetto a quelli che ricevevano il trattamento standard. Ciò porta a 17% in meno di infarti non fatali e 15% in meno di coronaropatia, mentre non influenza la mortalità per tutte le cause e il rischio ictus. Portare l’HbA1C al 7%, target raccomandato dalle Linee Guida, rimane quindi l’obiettivo primario per il paziente diabetico, ma conta anche il modo in cui viene raggiunto. Un controllo glicemico progressivo, come quello di ADVANCE (6,5% HbA1C in 36 mesi) con una ridotta incidenza di ipoglicemie (fino a 7 volte meno rispetto ad ACCORD e VADT) e nessun incremento ponderale, potrebbe massimizzare i benefici macrovascolari. Dal confronto tra le diverse terapie emergono ulteriori discriminanti di scelta, come il fatto che l’aumento del rischio di insufficienza cardiaca vada di pari passo con l’uso dei glitazoni e che all’uso di Gliclazide a rilascio modificato, da 30 a 120 mg a colazione in ADVANCE, si associ una riduzione marcata del danno renale.

Lancet
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