mercoledì, 27 settembre 2023
Medinews
12 Giugno 2013

DETERMINANTI MOLECOLARI DELL’ESITO DI SOPRAVVIVENZA IN PAZIENTI CON CARCINOMA EPATICO TRATTATI CON SORAFENIB

I livelli di espressione di Mcl-1 e pERK sono associati a ridotta sopravvivenza globale e possono essere marcatori utili per la stratificazione del rischio

Studi preclinici suggeriscono che sorafenib, un inibitore chinasico multitarget, presenti proprietà antiproliferative, antiangiogeniche e pro-apoptotiche nel carcinoma epatico. Tuttavia, i determinanti di sensibilità a sorafenib in vivo rimangono ancora ampiamente sconosciuti. I ricercatori dell’Istituto Clinico Humanitas, IRCCS, di Rozzano hanno valutato l’espressione di Mcl-1, della chinasi 1/2, attivata/fosforilata, regolata dal segnale extracellulare (pERK) e di AKT attivata/fosforilata (pAKT) in campioni tumorali, prima del trattamento, di 44 pazienti con carcinoma epatico in stadio avanzato che hanno ricevuto sorafenib. Inoltre, gli stessi autori hanno determinato il numero di copie dei geni MYC e MET con analisi FISH (ibridizzazione in situ fluorescente). Lo studio pubblicato sulla rivista Journal of Cancer Research and Clinical Oncology (leggi abstract) ha evidenziato che tempi ridotti di sopravvivenza globale (OS) erano correlati all’espressione di pERK (hazard ratio [HR] 1.013, IC 95%: 1.003 – 1.035) e all’espressione di Mcl-1 (HR 1.016, IC 95%: 1.002 – 1.030) nei campioni di tumore prelevati prima del trattamento. I livelli di espressione di pERK e Mcl-1, tuttavia, non erano correlati al tempo alla progressione tumorale (TTP). Inoltre, l’aumentata espressione di pERK è stata positivamente associata a più elevati punteggi CLIP (Cancer of Liver Italian Program) (p = 0.012) ed è risultata prognostica in pazienti con punteggi compresi tra 2 e 6, ma non in quelli con punteggi più bassi (0 – 1). La frequenza di espressione di pERK era significativamente più bassa nei campioni ottenuti da precedenti procedure chirurgiche, rispetto ai campioni bioptici (rispettivamente 9.6 vs 92.3%; p < 0.0001). L’analisi dell’espressione di pARK, del numero di copie dei geni MET e MYC, non ha indicato alcun valore prognostico o predittivo per questi biomarcatori in termini di sopravvivenza. In conclusione, nei pazienti con carcinoma epatico trattati con sorafenib, i livelli di espressione di Mcl-1 e pERK prima del trattamento sono associati a ridotta sopravvivenza globale e possono essere utili marcatori per la stratificazione del rischio. Tuttavia, in contrasto con precedenti risultati, i livelli di espressione di pERK e di altri marcatori biologici testati non hanno mostrato influenzare il tempo alla progressione tumorale.


Liver Cancer Newsgroup – Numero 6 – Giugno 2013
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