Un’analisi di studi randomizzati, di fase 3, condotta da ricercatori della Pennsylvania State University, Milton S. Hershey Medical Center di Hershey, indica la superiorità di denosumab nel prevenire eventi all’apparato scheletrico in pazienti oncologici con metastasi ossee del tumore in stadio avanzato. I pazienti con metastasi ossee per un tumore in stadio avanzato spesso manifestano eventi scheletrici, che causano dolore e morbilità significativi. Denosumab, anticorpo monoclonale interamente umano che inibisce il legando RANK (RANKL), è un nuovo agente a bersaglio osseo, che presenta un meccanismo d’azione diverso dall’acido zoledronico, un bifosfonato utilizzato nella prevenzione degli eventi ossei. Questa analisi, pre-pianificata, pubblicata sulla rivista European Journal of Cancer (
leggi abstract), ha valutato l’efficacia e la sicurezza di denosumab rispetto ad acido zoledronico in tre studi molto importanti. I dati di tre studi randomizzati, in doppio cieco, controllato-attivo, di fase 3, con lo stesso disegno, dei pazienti (allo stesso livello) con cancro del seno, della prostata e altri tumori solidi o mieloma multiplo, sono stati combinati. Gli endpoint includevano il tempo al primo evento scheletrico, il tempo al primo e ai successivi eventi ossei (multipli), gli eventi avversi, il tempo alla progressione della malattia e la sopravvivenza globale. I ricercatori hanno osservato che denosumab era superiore all’acido zoledronico nel ritardare il tempo al primo evento osseo, nella popolazione in studio, con una mediana di 8.21 mesi, riducendo del 17% il rischio di un primo evento osseo (hazard ratio 0.83; intervallo di confidenza [IC] 95%: 0.76 – 0.90, p < 0.001). L’efficacia è stata dimostrata sia per il primo evento che per quelli multipli e in tutti i sottogruppi di pazienti (precedente evento scheletrico, età). La progressione della malattia e la sopravvivenza globale sono risultate simili nei due trattamenti. A differenza dell’acido zoledronico, denosumab non ha richiesto monitoraggio o modificazione del dosaggio/sospensione in relazione alla funzionalità renale e non è stato associato a reazioni in fase acuta. L’ipocalcemia era un sintomo più frequente con denosumab, mentre l’osteonecrosi della mandibola si è manifestata in percentuale simile (p = 0.13). In conclusione, l’analisi di questi tre importanti studi di fase 3 ha indicato la superiorità del trattamento con denosumab rispetto all’acido zoledronico nella prevenzione degli eventi ossei, con un profilo di sicurezza favorevole e un vantaggio per i pazienti con metastasi ossee del tumore in stadio avanzato.