sabato, 23 settembre 2023
Medinews
13 Gennaio 2015

CRIZOTINIB VS CHEMIOTERAPIA DI PRIMA LINEA NEL TUMORE POLMONARE ALK-POSITIVO

Crizotinib è un inibitore del gene di fusione EML4-ALK che è risultato superiore alla chemioterapia di seconda linea con pemetrexed o docetaxel in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) ALK-positivo in stadio avanzato. L’efficacia di crizotinib rispetto alla chemioterapia standard nel trattamento di prima linea del NSCLC ALK-positivo avanzato non è definita. Lo studio di fase III, in aperto (PROFILE 1014), che in Italia ha coinvolto ricercatori dell’Istituto Toscano Tumori di Livorno, ha comparato crizotinib con la chemioterapia in 343 pazienti con NSCLC non squamoso, ALK-positivo, avanzato, che non avevano ricevuto alcun precedente trattamento sistemico per la malattia avanzata. I pazienti sono stati randomizzati a crizotinib orale (250 mg due volte al giorno) o a chemioterapia per via endovenosa contenente pemetrexed (500 mg/m2 di superficie corporea) e cisplatino (75 mg/m2) o carboplatino (AUC, area under the curve, target di 5 – 6 mg/ml/min) ogni 3 settimane fino a un massimo di 6 cicli. Ai pazienti che avevano ricevuto chemioterapia era stato permesso il ‘crossover’ al trattamento con crizotinib, dopo progressione della malattia. Endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione, valutata con revisione radiologica indipendente. Nello studio pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine (leggi abstract), la sopravvivenza libera da progressione è risultata significativamente più lunga con crizotinib rispetto alla chemioterapia (mediana: 10.9 vs 7.0 mesi; hazard ratio di progressione o morte con crizotinib 0.45, intervallo di confidenza [IC] 95%: 0.35 – 0.60; p < 0.001). I tassi di risposta obiettiva erano rispettivamente 74 e 45% (p < 0.001) e la sopravvivenza globale mediana non è stata raggiunta in nessuno dei due gruppi (hazard ratio di morte con crizotinib 0.82, IC 95%: 0.54 – 1.26; p = 0.36); la probabilità di sopravvivenza a un anno era pari all’84% con crizotinib e al 79% con la chemioterapia. Gli eventi avversi più comuni con crizotinib erano disturbi della visione, diarrea, nausea ed edema, mentre quelli più comuni con la chemioterapia erano nausea, fatigue, vomito e diminuzione dell’appetito. Rispetto alla chemioterapia, crizotinib è stato associato a una maggiore riduzione dei sintomi del tumore polmonare e miglioramento della qualità di vita. In conclusione, crizotinib è risultato superiore alla chemioterapia standard di prima linea contenente pemetrexed e platino nei pazienti con NSCLC avanzato, ALK-positivo, non trattato precedentemente.
Secondo il prof. Federico Cappuzzo, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica ‘Istituto Toscano Tumori-Ospedale Civile’ di Livorno, unico centro italiano dello studio PROFILE 1014, i risultati dimostrano come oggi sia indispensabile testare per ALK tutti i pazienti con NSCLC e come il crizotinib sia il trattamento di prima scelta nei pazienti risultati positivi al test. Benché il cross-over previsto nello studio non consenta di identificare un vantaggio in sopravvivenza per i pazienti trattati in prima linea con il crizotinib, l’andamento delle curve di sopravvivenza dimostra come questo farmaco stia cambiando la storia naturale della malattia, consentendo ai pazienti non solo di vivere più a lungo ma anche meglio e senza gli effetti collaterali tipici della chemioterapia. Il crizotinib rappresenta il primo di numerosi altri farmaci biologici che progressivamente stanno modificando l’attesa di vita dei pazienti con tumore al polmone rendendo sempre più curabile una malattia estremamente aggressiva.
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