Papillary renal-cell carcinoma type 1 (PRCC1) is associated with MET gene alterations. Our phase II trial prospectively assessed the efficacy and safety of crizotinib in patients with advanced/metastatic PRCC1 with or without MET mutations (MET+ and MET-). Eligible patients with reference pathology-confirmed PRCC1 received 250 mg oral crizotinib twice daily. Patients were attributed to MET+/MET- sub-cohorts by the sequencing of exons 16-19 of the MET … (leggi tutto)
Il carcinoma papillare rappresenta il 10-15% dei carcinomi renali. I carcinomi papillari renali di tipo 1 (PRCC1) sono caratterizzati da un basso tasso di risposta ai tradizionali trattamenti con tirosin-chinasi inhibitors (TKI) e alla chemioterapia e sono frequentemente associati a mutazioni di MET. Partendo da questi presupposti lo studio di fase II di Schöffski e colleghi ha valutato l’efficacia e la sicurezza di crizotinib in pazienti affetti da PRCC1 avanzato o metastatico con o senza mutazioni di MET. Ventitrè, tra i 41 pazienti sottoposti a screening, hanno ricevuto il trattamento con crizotinib al dosaggio di 250 mg 2 volte al giorno. Nel sottogruppo di pazienti MET+ (n = 4), 2 pazienti hanno ottenuto una risposta parziale e 1 una stabilità di malattia, con un tasso di risposte obiettive del 50%; il tasso di sopravvivenza ad un anno è stato del 75%. Nel sottogruppo di pazienti con malattia MET- (n = 16), 1 paziente ha ottenuto risposta parziale e 11 stabilità di malattia, con un tasso di sopravvivenza a 1 anno del 71,8% ed un tasso di risposte obiettive del 6,3%. La durata mediana di trattamento ed il numero mediano di cicli effettuati sono stati 3 volte superiori nel sottogruppo di pazienti con mutazioni di MET (48,6 vs 15,0 settimane e 16,5 vs 5,0 cicli) rispetto al sottogruppo dei non-mutati. Gli effetti collaterali più frequenti sono stati: edema, fatigue, nausea e diarrea. Complessivamente crizotinib ha dimostrato di essere un trattamento efficace e ben tollerato nel carcinoma renale papillare avanzato o metastatico con mutazioni o amplificazioni di MET; il disegno dello studio e l’esiguità della popolazione trattata non permettono tuttavia di escludere che la differente risposta al MET inibitore nei due gruppi (MET-mutati e non-mutati) dipenda in realtà dal differente decorso naturale della malattia anche in assenza di trattamenti. Resta pertanto aperta la questione rispetto al ruolo prognostico o predittivo delle mutazioni di MET in questo setting di pazienti.I dati relativi al trattamento con sunitinib nel carcinoma papillare renale pubblicati nel 2015 da Ravaud e coll. avevano dimostrato nel sottogruppo PRCC1 un tasso di risposte obiettive decisamente inferiore, pari al 13,3%. Lo studio di Schöffski e coll., pur avendo arruolato un numero molto limitato di pazienti, rappresenta oggi l’unico studio prospettico condotto in pazienti affetti esclusivamente da carcinoma papillare renale di tipo 1.