Nel monitoraggio dei pazienti, la combinazione con l’ecografia offre maggiore sensibilità e minima perdita di specificità, rispetto ai due fattori considerati separatamente
Ricercatori dell’Università di Genova hanno valutato, in un articolo pubblicato sulla rivista Expert Reviews in Gastroenterology and Hepatology (leggi abstract), i risultati di uno studio che aveva esaminato l’efficacia in pratica clinica della sorveglianza con esame ecografico combinato alla determinazione dei livelli di alfa-fetoproteina (AFP) in pazienti a rischio di sviluppare carcinoma epatico. Dopo un follow-up mediano di 3.5 anni, gli autori dello studio pubblicato a maggio sulla rivista Cancer Epidemiology and Biomarker Prevention avevano osservato che tra i 442 pazienti cirrotici arruolati, 41 avevano sviluppato il tumore, con un’incidenza annua del 2.8%: 23 pazienti avevano ricevuto diagnosi di epatocarcinoma in stadio iniziale secondo il Barcelona Clinic Liver Cancer (lesione singola < 5 cm o ≤ 3 lesioni ciascuna < 3 cm). Sul totale dei pazienti, 271 (61.3%) sono stati sottoposti a sorveglianza ‘sistematica’ (ecografia eseguita almeno una volta all’anno), mentre 107 (24.2%) e 64 pazienti (14.5%) hanno ricevuto rispettivamente sorveglianza ‘non sistematica’ o ‘nessuna sorveglianza’. La sensibilità per paziente è risultata del 43.9% per l’ecografia (58.1% se si escludevano i casi in cui l’ecografia è stata eseguita non sistematicamente) e 65.9% per AFP > 20 ng/ml. La specificità è risultata del 91.5% per l’ecografia e 90.5% per AFP, considerati singolarmente. Quando si è utilizzata la combinazione dei due esami la sensibilità è aumentata al 90.2%, a lieve discapito della specificità (83.3%). Quindi, in ambito reale, la combinazione dell’ecografia con la determinazione dei livelli di AFP offrirebbe la sorveglianza più efficace per il carcinoma epatico.Liver Cancer Newsgroup – Numero 9 – Ottobre 2012