mercoledì, 29 novembre 2023
Medinews
8 Settembre 2009

COMPLICANZE MAGGIORI DOPO ABLAZIONE IN RADIOFREQUENZA PER I TUMORI DEL FEGATO

La selezione accurata dei pazienti e la scelta del miglior approccio (terapia percutanea, laparoscopia o laparotomia) potrebbe ridurre l’incidenza e il tasso di morbilità delle complicanze che si verificano dopo ablazione in radiofrequenza (ARF). L’ARF è una delle procedure chirurgiche per il trattamento del tumore al fegato e come tale complicanze maggiori possono insorgere dopo la sua applicazione. Ricercatori del Drum Tower Hospital, Medical College of Nanjing University, hanno sottoposto, nel periodo marzo 2001-aprile 2008, ad ARF 255 pazienti di 56 anni (età media; 205 maschi e 50 femmine d’età compresa tra i 18 e gli 89 anni). I pazienti presentavano epatocarcinoma (n = 212), tumore metastatico del fegato (39) o colangiocarcinoma (4). Di questi, 148 pazienti avevano un singolo tumore e 107 mostravano noduli tumorali multipli. Il diametro massimo dei noduli era compreso tra 1.3-20 cm (media: 5.1 cm). Tutti i pazienti sono stati trattati con ago-elettrodo a punta raffreddata collegato al generatore di radiofrequenza (Radionics, Burlington, MA, USA). Nello studio, pubblicato nella rivista World Journal of Gastroenterology (leggi abstract originale), la ARF è stata eseguita prevalentemente per via percutanea (n = 257), oppure per via laparoscopica (n = 7) o associata a chirurgia in campo aperto (n = 86). Le complicanze maggiori legate alla ARF sono state registrate e i risultati sono stati analizzati per determinare i fattori di rischio ad esse associati. Nei 255 pazienti, sono stati trattati 425 noduli tumorali e sono state eseguite 350 ARF. Complicanze maggiori hanno colpito 37 pazienti (10%) ed includevano 13 casi di insufficienza epatica, 10 idrotorace (che ha richiesto drenaggio), una emorragia del tratto gastrointestinale superiore, un ascesso intraepatico, un danno al dotto biliare, un arresto cardiaco e 5 casi di iperglicemia. Sette pazienti hanno sviluppato contemporaneamente due o più complicanze. L’insufficienza epatica era la più grave delle complicazioni verificatesi ed è stata associata alla mortalità più alta. Undici pazienti sono deceduti per aggravamento dello scompenso epatico. La classificazione Child-Pugh (p = 0.001) e la scelta dell’approccio (p = 0.045) sono stati correlati allo scompenso epatico sviluppato dopo il trattamento, mentre l’età del paziente, le dimensioni del tumore e il numero di noduli non sono risultati fattori significativi di aggravamento della condizione. In definitiva, la ARF può essere considerata una procedura relativamente sicura, ma comunque si dovrebbe prestare attenzione alle possibili complicanze anche se l’incidenza è rara.
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