giovedì, 28 settembre 2023
Medinews
13 Febbraio 2014

COMPARAZIONE TRA FILGRASTIM ‘ORIGINATOR’ E BIOSIMILARE E LENOGRASTIM COME STRATEGIA DI PRIMA LINEA DI MOBILIZZAZIONE DI PBSC NEL TRAPIANTO AUTOLOGO DI CELLULE STAMINALI EMATOPOIETICHE

I pazienti con neoplasie ematologiche maligne spesso traggono beneficio dalla chemioterapia ad alte dosi seguita da trapianto di cellule staminali di sangue periferico (PBSC). Diverse strategie sono state utilizzate per mobilizzare un adeguato numero di PBSC, incluso il fattore di stimolazione della colonia dei granulociti (G-CSF) da solo o in combinazione alla chemioterapia. In questo studio di singolo centro, pubblicato sulla rivista Transfusion and Apheresis Science, i ricercatori del Dedeman Stem Cell Transplantation Hospital, Erciyes University di Kayseri in Turchia, hanno comparato il profilo di efficacia di diversi G-CSF, cioè filgrastim ‘originator’ (Neupogen®), filgrastim biosimilare (Leucostim®) e lenograstim (Granocyte®), sulla mobilizzazione di cellule CD34+ in pazienti sottoposti a trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche (autoHSCT). Gli autori hanno analizzato retrospettivamente i dati dei pazienti che sono stati sottoposti ad autoHSCT dopo diagnosi di mieloma multiplo, linfoma di Hodgkin, linfoma non Hodgkin o altre neoplasie ematologiche. I dati di mobilizzazione delle cellule staminali sono stati ottenuti dalle cartelle cliniche dei pazienti. I pazienti che hanno ricevuto uno dei tre agenti sono stati valutati in termini di numero totale di cellule CD34+ alla fine della procedura di mobilizzazione. In totale, sono stati analizzati retrospettivamente 96 pazienti sottoposti ad autoHSCT: 27 femmine (28,2%) e 69 maschi (71,8%). La diagnosi dei pazienti era: mieloma multiplo (39 pazienti; 40,6%), linfoma di Hodgkin (23 pazienti; 23,9%), linfoma non Hodgkin (16 pazienti; 16,6%) e altro (18 pazienti; 18,9%). Il numero mediano di cicli di leucaferesi necessari a ottenere un numero minimo di 3 x 106 CD34+/kg era 2 nei gruppi che avevano ricevuto filgrastim ‘originator’ (min – max: 1 – 4) e lenograstim (min – max: 1 – 3) e 1 con filgrastim biosimilare (min – max: 1 – 2). Le dosi mediane di G-CSF (μg/kg/die) utilizzate nella procedura di raccolta di PBSC erano le seguenti: 10,00 (min – max: 7,00 – 12,00) nel gruppo trattato con filgrastim ‘originator’; 8,00 (min – max: 7,25 – 9,00) con filgrastim biosimilare e 8,50 (min – max: 6,00 – 9,50) con lenograstim, senza alcuna differenza statistica tra gruppi (p = 0,067). Il numero totale di cellule CD34+ raccolte dal sangue periferico (x 106/kg) era 7,64 (min – max: 4,09 – 13,86) nel gruppo che ha ricevuto filgrastim ‘originator’; 13,43 (min – max: 8,15 – 23,38) nel gruppo trattato con filgrastim biosimilare e 5,45 (min – max: 4,28 – 9,40) nel gruppo a lenograstim: i pazienti nel gruppo trattato con filgrastim biosimilare avevano un numero significativamente più alto di cellule CD34+ nel sangue periferico rispetto ai pazienti trattati con lenograstim (p = 0,013). In conclusione, il biosimilare di filgrastim è risultato comparabile a filgrastim ‘originator’ nella mobilizzazione di PBSC in pazienti sottoposti a trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche.
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