La definizione del rischio clinico negli adulti con leucemia linfoblastica acuta (LLA) è talvolta poco accurata e tale da comportare l’impiego inappropriato di chemioterapia e/o trapianto di cellule staminali (TCS). Ematologi italiani hanno valutato la malattia minima residua (MMR) quale fattore predittivo di recidiva e quale mezzo decisionale per la terapia di mantenimento dopo consolidamento (in pazienti MMR-neg) o TCS (in pazienti MMR-pos). I risultati dello studio sono stati pubblicati nella rivista Blood (
leggi abstract originale). La MMR è stata valutata alle settimane 10, 16 e 22 con RQ-PCR e solo i pazienti con t(9;22) o t(4;11) erano immediatamente eleggibili al TCS allogenico. Dei 280 pazienti arruolati (236 in remissione), 34 sono stati sottoposti a TCS in fase precoce di malattia, 60 hanno presentato recidiva o tossicità grave e 142 erano valutabili per la determinazione della MMR alla fine del consolidamento. Di questi ultimi, 58 erano MMR-neg, 54 MMR-pos e in 30 pazienti la MMR non era stata determinata. I tassi di sopravvivenza globale a 5 anni e di sopravvivenza libera da malattia erano rispettivamente 0.75 e 0.72 nel gruppo MMR-neg, rispetto a 0.33 e 0.14 del gruppo MRM-pos (p = 0.0000), indifferentemente dalla classe di rischio clinico. La MMR rappresentava quindi il fattore di rischio più significativo per la recidiva (HR = 5.22). I risultati relativi alla determinazione della MMR alle settimane 16 e 22 mostravano una significativa correlazione con il time-point più precoce considerato (p = 0.000), usando il valore
≥ 10
-4 per definire la persistenza della malattia.