Fondi europei (EORTC-STBSG e ESHO), oltre a sovvenzioni tedesche e statunitensi (NIH), sono stati utilizzati per questo studio clinico randomizzato di fase 3 che ha dimostrato per primo l’utilità della combinazione tra ipertermia regionale (IR) e chemioterapia. Questa combinazione si è rivelata una strategia innovativa ed efficace di trattamento per i pazienti con sarcoma dei tessuti molli (STS) ad alto rischio, compresi quelli in sede addominale e retroperitoneale. Il trattamento ottimale per STS ad alto rischio è ancora oggi poco chiaro e l’IR agirebbe favorendo l’azione della chemioterapia nella regione tumorale riscaldata. Infatti studi di fase 2 hanno indicato che l’ipertermia regionale in associazione alla chemioterapia può migliorare il controllo locale della malattia rispetto alla sola chemioterapia. Lo studio controllato randomizzato in parallelo, pubblicato nella rivista The Lancet Oncology (
leggi abstract originale) ha valutato la sicurezza e l’efficacia di questa combinazione. I pazienti sono stati arruolati tra il 21 luglio 1997 e il 30 novembre 2006 in nove centri europei e statunitensi. Tutti avevano ricevuto diagnosi di STS localizzato ad alto rischio (≥ 5 cm, grado 2 o 3 secondo la Fédération Nationale des Centres de Lutte Contre le Cancer [FNCLCC], profondo) ed erano stati randomizzati a ricevere chemioterapia neoadiuvante (etoposide, ifosfamide e doxorubicina [EIA]) da sola o in combinazione con IR (EIA + IR), oltre alla terapia locale. La sopravvivenza libera da progressione locale era l’endpoint primario. Analisi di efficacia sono state condotte secondo ‘intention-to-treat’. Sono stati arruolati 341 pazienti, 169 randomizzati a EIA + IR e 172 a sola EIA. Tutti i pazienti sono stati inclusi nell’analisi per l’endpoint primario e 332, che avevano ricevuto almeno un ciclo di chemioterapia, sono stati inclusi nell’analisi di sicurezza. Dopo un follow-up mediano di 34 mesi (IQR 20-67), 132 pazienti hanno manifestato progressione locale (56 nel gruppo EIA + IR vs 76 in quello con sola EIA). I pazienti nel gruppo con sola EIA mostravano una maggiore probabilità di manifestare progressione locale o morte rispetto al gruppo trattato con EIA + IR (hazard relativo [HR] 0.58, IC 95%: 0.41-0.83; p = 0.003), con una differenza assoluta in sopravvivenza a 2 anni libera da progressione locale del 15% (IC 95%: 6-26; 76% EIA + IR vs 61% EIA). L’hazard relativo per la sopravvivenza libera da malattia era 0.70 (IC 95%: 0.54-0.92; p = 0.011) nel gruppo EIA + IR, rispetto alla sola EIA. La percentuale di risposta al trattamento nel gruppo che ha ricevuto ipertermia regionale era 28.8%, rispetto a 12.7% nel gruppo che ha ricevuto sola chemioterapia (p = 0.002). Nell’analisi per protocollo dei pazienti che avevano completato la terapia di induzione con EIA + IR rispetto a quelli che avevano completato la terapia con sola EIA, la sopravvivenza globale era migliore nel gruppo sottoposto a terapia combinata (HR 0.66, IC 95%: 0.45-0.98; p = 0.038). Leucopenia di grado 3 o 4 era più frequente nel gruppo in trattamento combinato che in quello trattato con sola EIA (128 di 165 vs 106 di 167; p = 0.005). Gli eventi avversi legati all’ipertermia regionale erano dolore, pressione del bolo e bruciature cutanee da lievi a moderate rispettivamente in 66 (40.5%), 43 (26.4%) e 29 pazienti (17.8%) e gravi in 7 (4.3%), 8 (4.9%) e un paziente (0.6%). Due decessi sono stati attribuiti al trattamento combinato e uno alla terapia EIA.