22 Ottobre 2012
CASSAZIONE: IL MEDICO CHE DIROTTA PAZIENTI NEL SUO STUDIO COMMETTE ABUSO D’UFFICIO
Un camicie bianco dopo aver svolto una visita in ospedale su un paziente non potrà più dirottarlo nel suo ambulatorio privato per una diagnosi a pagamento. E’ quanto ha stabilito la Cassazione che ha convalidato la condanna per abuso d’ufficio nei confronti di un chirurgo che in servizio presso un ospedale sardo procurava a se stesso un “ingiusto vantaggio patrimoniale”. Come ricostruisce la sentenza della Sesta sezione penale, il professionista al momento delle dimissioni dall’ospedale di alcuni pazienti, li invitava esplicitamente a recarsi per la visita post operatoria presso il suo studio professionale dove poi eseguiva visite a pagamento a 200 euro ciascuna, senza informare gli stessi assistiti della possibilità di ottenere la medesima prestazione, senza spese ulteriori, presso il presidio ospedaliero. “La condotta del medico specialista di una struttura sanitaria pubblica – ha spiegato la Suprema Corte – che, immediatamente dopo aver effettuato una visita ambulatoriale, inviti il paziente a recarsi nel suo laboratorio privato per un approfondimento diagnostico, anziché indirizzarlo ad uno dei contigui presidi ospedalieri, viola il dovere di astensione e realizza un ingiusto vantaggio patrimoniale in favore del medico che non cessa di esercitare l’attività di pubblico rilievo nella fase del dopo-visita. E’ irrilevante – ha aggiunto la Consulta – il fatto che il chirurgo, operando nel privato la visita post operatoria, finisca con il garantire il raggiungimento della finalità pubblica di cura, poiché non è richiesto che tale fine debba essere perseguito in modo esclusivo, dato che la sussistenza del reato è compatibile quando accanto al fine di vantaggio ingiusto si sovrapponga o si affianchi anche il conseguimento di un interesse pubblico”.