La risposta funzionale volumetrica 3 – 4 settimane dopo la terapia endoarteriosa ha indicato una migliore sopravvivenza globale; l’esame è superiore agli attuali criteri d’immagine
Ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora hanno valutato, 3 – 4 settimane dopo terapia endoarteriosa iniziale, la capacità della risonanza magnetica funzionale (fMRI) volumetrica di aiutare a distinguere più accuratamente i pazienti ‘responder’ dai ‘non-responder’, di determinare se la sopravvivenza globale (OS) sia migliorata e di comparare la risposta volumetrica alla fMRI con i criteri di risposta anatomica (RECIST [Response Evaluation Criteria in Solid Tumors], mRECIST [RECIST modificato], EASL [European Association for the Study of the Liver]), e con i livelli di alfa1-fetoproteina (AFP). Lo studio retrospettivo, di singolo centro, in accordo con le disposizioni HIPAA (Health Insurance Portability e Accountability Act), approvato dal comitato di revisione istituzionale, dopo consenso informato, pubblicato sulla rivista Radiology (leggi abstract), ha incluso 143 pazienti con carcinoma epatico che sono stati sottoposti a terapia endoarteriosa tra ottobre 2005 e febbraio 2011. La risposta alla fMRI volumetrica (incremento uguale o superiore al 25% del coefficiente di diffusione apparente, riduzione uguale o superiore al 65% di ‘enhancement’) è stata stratificata come segue: i ‘responder’ ai due parametri soddisfacevano a entrambi i criteri, i ‘responder’ a un solo parametro soddisfacevano a un solo criterio e i pazienti con malattia stabile (SD) non soddisfacevano a nessuno dei due criteri. Nello studio sono stati determinati i criteri di risposta RECIST, mRECIST, EASL e di AFP. Il modello di Kaplan-Meier, i test log-rank e il modello del rischio proporzionale di Cox sono stati utilizzati per esaminare se la risposta in termini di OS fosse differente. I risultati indicano una OS significativamente diversa tra ‘responder’ a un solo parametro e ai due parametri (p = 0.01) e tra ‘responder’ a un solo parametro e i pazienti che avevano presentato SD (p = 0.001). La risposta dei ‘responder’ ai due parametri ha indicato una migliore OS rispetto ai ‘responder’ a un solo parametro e il rischio di morte è diminuito (hazard ratio [HR] 0.28; p = 0.01). Invece, nei pazienti che presentavano SD, quando comparati ai ‘responder’ a un solo parametro, il rischio di morte è aumentato (HR 2.09; p = 0.001). La stratificazione con criteri RECIST, mRECIST ed EASL aveva basso significato e la maggior parte delle lesioni è stata classificata come SD. I livelli basali di AFP sono aumentati in 55 pazienti e i ‘responder’ di AFP mostravano un rischio di morte ridotto rispetto ai ‘non-responder’ (HR 0.36; p = 0.002). La concordanza tra i criteri di risposta anatomica e i risultati della fMRI volumetrica (κ = 0.06 – 0.12) e tra la risposta di AFP e i criteri di immagine (κ = -0.04 – 0.14) è risultata bassa. In conclusione, la risposta alla risonanza magnetica funzionale volumetrica, valutata 3 – 4 settimane dopo la terapia endoarteriosa, ha indicato una sopravvivenza globale migliore. La fMRI volumetrica è risultata quindi superiore agli attuali criteri di risposta d’immagine (RECIST, mRECIST ed EASL) e biochimici (livelli di AFP).Liver Cancer Newsgroup – Numero 5 – Maggio 2013