4 Maggio 2009
CAMPANIA: NEL 2009 IN AUMENTO DONAZIONE ORGANI
Trenta donazioni multiorgano, che hanno consentito di trapiantare, sia in Campania che fuori, 11 cuori, 26 fegati, 48 reni e 4 polmoni. Sono i numeri dei primi quattro mesi del 2009 che collocano la Campania al secondo posto subito dopo il Lazio. Un’inversione di rotta, rispetto ai dati non positivi del 2008, anno in cui sono stati utilizzati appena l’8 per cento degli organi dei donatori. Una inversione, è emerso nel corso di un convegno che si è svolto nella sede dell’assessorato regionale alla Sanità, dovuta in gran parte al lavoro di riorganizzazione della rete trapiantologica regionale in corso e al riconoscimento del lavoro di rianimatori e collaboratori locali che svolgono il ruolo centrale per l’identificazione del potenziale donatore. Secondo i dati forniti, calcolati rapportando il numero delle donazioni al numero della popolazione residente, che in Campania è pari a 5,8 milioni di persone, la regione si sta avvicinando al dato nazionale sia per quanto riguarda i donatori segnalati – che a livello nazionale è pari al 38 per cento e in Campania al 34,9 per cento – sia per i donatori utilizzati, che a livello nazionale sono il 19,6 e in Campania il 19,3. Resta tuttavia critico il punto delle liste d’attesa. Nonostante il fatto che 98 per cento dei pazienti trapiantati in Campania nel 2009 sia residente nei confini regionali, resta infatti ancora elevata la richiesta di organi. Carenza che vede ben 1.177 campani in lista d’attesa in altre regioni italiane e 36 oltre i confini nazionali. In particolare, nella regione, sono 20 le persone in attesa al Monaldi, 64 quelle che aspettano un fegato nuovo al Cardarelli, 505 le persone in lista alla Federico II e 66 presso il S.G. Dio e Ruggi di Benevento. “Il sistema regionale – ha spiegato l’assessore alla Sanità Mario Santangelo – soffre di difficoltà legate alla carenza di fondi e scarsa organizzazione che richiede un’opera di affinamento. Il mio compito è migliorare il rapporto tra i cittadini e la sanità attivando le strutture territoriali così che negli ospedali si possano migliorare le condizioni offerte ai trapiantati”.