giovedì, 7 dicembre 2023
Medinews
14 Settembre 2009

CAGLIARI, STUDI SU NANOMAGNETI KILLER SELETTIVI

Piccole particelle magnetiche, guidate dall’azione di un campo magnetico, potrebbero trovare applicazione in campo biomedico nella cura del cancro. Alleati dei farmaci antitumorali, i cosiddetti “nanomagneti” possono agire come killer selettivi delle cellule neoplastiche ed evitare gli effetti dannosi sui tessuti sani. Un lavoro di ricerca del dipartimento di scienze chimiche dell’Università di Cagliari, diretto dalla professoressa Anna Musinu, ha portato alla sintesi di nanomagneti, microparticelle capaci di navigare nel flusso sanguigno sotto la guida di un campo magnetico. Una volta “agganciato” il farmaco, le nanoparticelle possono essere guidate verso la zona colpita da tumore e rilasciare il loro carico solo dove necessario. In questo modo il farmaco può agire in maniera puntuale senza danneggiare i tessuti sani circostanti. Per i nanomagneti è in fase di studio un’altra applicazione biomedica: la distruzione di un tumore localizzato attraverso l’ipertermia. Le cellule cancerogene possono essere soppresse innalzando la loro temperatura a 42.5ºC e mantenendola tale per più di 30 minuti. Guidati fino all’esatto punto in cui si trova il tumore, i nanomagneti possono agganciare le cellule tumorali e, sotto l’azione di un campo magnetico variabile di intensità opportuna, essere costretti ad oscillare liberando calore fino al raggiungimento della temperatura critica per la sopravvivenza delle cellule tumorali. Il fenomeno e’ lo stesso che caratterizza il principio di funzionamento del forno a microonde. Il gruppo di ricerca di Cagliari e’ impegnato nella preparazione delle nanoparticelle sintetizzandole e caratterizzandole valutando le loro proprietà strutturali e magnetiche, e di inglobarle nei liposomi, microsfere cave formate da uno o più doppi strati lipidici, ottenendo quelli che vengono chiamati magneto-liposomi. I liposomi sono considerati un ottimo strumento di somministrazione di farmaci grazie alla loro qualità di essere assorbibili da ogni cellula e di rilasciare il loro contenuto lentamente. I nanomagneti devono essere di circa 20 nanometri. Se le dimensioni sono maggiori potrebbero ostruire i vasi, se sono inferiori potrebbero venire fagocitati dai macrofagi. I nanomagneti possono essere di ossido di ferro oppure di ferrite di cobalto. Al contrario delle nanoparticelle di ossido di ferro, quelle in ferrite di cobalto devono essere rivestite, in genere con silice, per eliminare gli effetti tossici. Compiuta la loro missione, i nanomagneti possono essere lasciati all’interno del corpo umano così da essere “mangiati” dal sistema dei macrofagi, se sono di ossido di ferro; si devono invece accompagnare verso l’uscita, se sono di ferrite di cobalto.
TORNA INDIETRO