martedì, 22 ottobre 2024
Medinews
13 Febbraio 2014

BIOSIMILARI: PROSSIMO ‘STRUMENTO’ PER ASSICURARE UN RISPARMIO DELLA SPESA FARMACEUTICA?

L’editoriale pubblicato sulla rivista European Journal of Health Economics da ricercatori del Belgian Health Care Knowledge Centre di Bruxelles discute l’impatto economico sulla spesa farmaceutica dell’introduzione dei biosimilari di farmaci biologici nel mercato europeo. In sintesi, i farmaci biologici hanno un principio attivo, prodotto o derivato da un organismo vivente, che presenta una struttura molto più complessa dei medicinali non biologici. I biologici sono sempre più usati nel trattamento di malattie croniche o potenzialmente letali, come cancro, sclerosi multipla e artrite reumatoide e un’ampia porzione dei costi sanitari è imputabile al loro uso. In analogia ai generici, la scadenza del brevetto dei primi farmaci biologici ha suscitato l’aspettativa che la competizione possa produrre un risparmio dei costi. Le copie dei biologici, a differenza dei generici che sono perfettamente uguali al farmaco originale, sono similari, cioè non identici al farmaco ‘originator’ e per questo denominati biosimilari. Nel 2006, 2007 e 2008, sono stati rispettivamente introdotti in commercio biosimilari per l’ormone della crescita, per gli agenti che stimolano l’eritropoiesi (epoetine) e per i fattori che stimolano la colonia dei granulociti (G-CSF, filgrastim). A giugno 2013, il Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) ha raccomandato l’autorizzazione al commercio dei primi due biosimilari di un anticorpo monoclonale (infliximab). In Europa esistono differenze nella procedura di approvazione al commercio tra generici e biosimilari: per l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) gli ‘originator’ e i biosimilari approvati dovrebbero avere lo stesso profilo di sicurezza ed efficacia ed essere usati per trattare le stesse patologie. L’EMA ha sviluppato delle specifiche linee guida per l’autorizzazione al commercio dei biosimilari, più rigide di quelle approvate per i generici. Quello che ci si attende è una riduzione dei costi, pur mantenendo le stesse caratteristiche di qualità, sicurezza ed efficacia dei biologici ‘originator’. Una cosa è certa, i costi di produzione dei farmaci biosimilari sono più elevati dei generici e, probabilmente per questo, meno aziende farmaceutiche produrranno biosimilari. Attualmente, in Europa, sono commercializzati un biosimilare dell’ormone della crescita (prodotto da una sola azienda), cinque epoetine (due aziende) e sei biosimilari di filgrastim (tre aziende). Le associazioni delle aziende farmaceutiche e biotecnologiche europee sono a favore di un diverso International Nonproprietary Name (INN) per ogni biosimilare, mentre l’European Generics Association (EGA) ribadisce la comparabilità tra due biologici e si aspetta un unico INN, come già succede per i generici. Gli INN dei biologici sono più problematici per l’assenza di una struttura chimica omogenea e la prescrizione con INN non è permessa in Europa per i biologici (per i quali sono richiesti anche numero di lotto e nome dell’azienda produttrice per assicurare tracciabilità e distinzione). La competizione conseguente all’introduzione dei biosimilari è stata esaminata con due diversi modelli che hanno concluso, da una parte, che la riduzione di prezzo raggiungerà il 10, 25 e 67% dopo immissione nel mercato rispettivamente di uno, tre o dodici biosimilari e, dall’altra, che esiste differenza tra biosimilare e biologico ‘originator’ e la competizione tra i due prodotti dipende da porzioni di mercato sensibili e non sensibili al prezzo. Quindi rispetto all’erosione di prezzo ottenuta per competizione generica, i due modelli predicono una differenza di prezzo inferiore tra il biosimilare e il biologico ‘originator’. L’evidenza di questa differenza di costi è limitata e varia tra il 10 e il 35% per i prodotti già in commercio. Anche se la diffusione dei biosimilari rappresenta una piccola porzione del mercato farmaceutico europeo, è stato osservato che le percentuali di mercato di biosimilari di filgrastim sono maggiori in Austria, Norvegia e Svezia, quelle di biosimilari di epoetine sono superiori in Germania, Grecia e Svezia e quelle del biosimilare della somatotropina sono più basse rispetto alle altre due classi, anche per un utilizzo ristretto alle malattie correlate all’ormone e l’uso prolungato, mentre filgrastim ed epoetine sono somministrati a breve termine. I Paesi che più utilizzano biosimilari di somatotropina sono Svezia, Francia e Italia, seguiti da Belgio, Lussemburgo e Portogallo. Un recente studio che ha utilizzato dati di IMS (Intercontinental Marketing Services) ha fornito le stime di risparmio dei costi con l’uso di biosimilari di epoetine e filgrastim, tra il 2007 e il 2020, in otto Paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna, Svezia, Polonia e Romania), includendo anche il futuro utilizzo di anticorpi monoclonali non ancora introdotti in commercio. Il risparmio atteso varia tra 11,8 miliardi di Euro (con bassa penetrazione e minima riduzione del prezzo) e 33,4 miliardi di Euro (con alta penetrazione e massima riduzione del prezzo), basandosi sulla considerazione dei dati del mercato dei generici, molto sviluppato in Germania (limitazione), e sul risparmio che sarà ottenuto con i biosimilari di anticorpi monoclonali (non ancora disponibili). Come per i generici, il vantaggio dell’introduzione dei biosimilari è l’offerta di farmaci meno costosi dei biologici già presenti in commercio e quindi la riduzione della spesa farmaceutica. Tuttavia, per determinare l’effettiva percentuale di risparmio si devono considerare le disposizioni regolatorie, l’accettazione dei biosimilari da parte dei clinici, il prezzo e le politiche di rimborso, come anche la fornitura e gli incentivi. I modelli teorici indicano che con i biosimilari si avrà un’erosione del prezzo inferiore (fino a un massimo del 35%) a quanto è stato osservato con i generici (fino all’80% in Paesi come Regno Unito e Germania). Tutto ciò dipenderà dall’atteggiamento dei clinici verso i biosimilari, dalla percezione delle differenze del prodotto e dal tipo di paziente (naïve o in trattamento).
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