Principale obiettivo dello studio clinico di fase II era determinare la proporzione di pazienti con epatocarcinoma (HCC) trattati con la combinazione bevacizumab ed erlotinib, sopravviventi e liberi da progressione dopo 16 settimane (sopravvivenza libera da progressione, PFS16) di terapia continuativa. Gli obiettivi secondari includevano la percentuale di risposta, la PFS mediana e globale e la tossicità del trattamento. Nello studio, pubblicato nel Journal of Clinical Oncology (
leggi abstract originale), 40 pazienti con HCC avanzato, non suscettibili a terapia chirurgica o locoregionale, sottoposti a più di un precedente trattamento sistemico, con funzione epatica in classe Child-Pugh A o B, in performance status ECOG 0, 1 o 2, sono stati trattati con bevacizumab (10 mg/kg ogni 14 giorni) ed erlotinib (150 mg/die per os, continuativamente per cicli di 28 giorni) . La risposta alla terapia è stata valutata ogni 2 cicli usando i criteri di valutazione della risposta nei tumori solidi. La PFS16 è risultata pari al 62.5%. Dieci pazienti hanno ottenuto risposta parziale con una percentuale di risposta globale confermata (‘intent-to-treat’) del 25%. La PFS mediana era di 39 settimane (IC 95%: 26-45 settimane; 9.0 mesi) e quella globale mediana di 68 settimane (IC 95%: 48-78 settimane; 15.65 mesi). I sintomi di tossicità di grado 3-4 legata al trattamento includevano fatigue (n = 8; 20%), ipertensione (n = 6; 15%), diarrea (n = 4; 10%), elevazione delle transaminasi (n = 4; 10%), emorragia intestinale (n = 5; 12.5%), infezione di ferite (n = 2; 5%), trombocitopenia (n = 1; 2.5%), ma anche proteinuria, iperbilirubinemia, dolore dorsale, iperpotassiemia ed anoressia (n = 1, ciascuno). La combinazione ha mostrato efficace attività antitumorale nei pazienti con HCC avanzato, anche se studi clinici randomizzati più ampi sono necessari per la sua validazione.