venerdì, 2 giugno 2023
Medinews
27 Settembre 2017

Antitumor activity and safety of the PARP inhibitor rucaparib in patients with high-grade ovarian carcinoma and a germline or somatic BRCA1 or BRCA2 mutation: Integrated analysis of data from Study 10 and ARIEL2

An integrated analysis was undertaken to characterize the antitumor activity and safety profile of the oral poly(ADP-ribose) polymerase inhibitor rucaparib in patients with relapsed high-grade ovarian carcinoma (HGOC). Eligible patients from Study 10 (NCT01482715) and ARIEL2 (NCT01891344) who received a starting dose of oral rucaparib 600mg twice daily (BID) with or without food were included in these analyses. The integrated efficacy population included patients with … (leggi tutto)

Si tratta di una analisi integrata dei dati di due studi – lo studio 10 (fase I/II) e lo studio ARIEL2 (fase II) – che hanno dimostrato l’attività antitumorale di rucaparib, un inibitore di PARP1-2 e 3, nelle pazienti affette da carcinoma recidivato di alto grado ovarico, delle tube o peritoneale primitivo. La popolazione inclusa nella presente analisi comprende pazienti trattate con rucaparib, pretrattate con almeno due precedenti linee chemioterapiche di cui due a base di platino e portatrici di mutazione a carico dei geni BRCA1/2 (germinale nello studio 10; germinale o somatica nello studio ARIEL2). I dati di efficacia mostrano un tasso di ORR del 53,8%, rappresentato nel 45,3% dei casi da risposte parziali e nell’8,5% da risposte complete, con una durata media della risposta di 9,2 mesi. Il trattamento è gravato da una tossicità accettabile, costituita soprattutto da anemia, astenia e nausea. L’efficacia è maggiore nelle pazienti platino-sensibili (ORR 65%) ed indipendente dal tipo di mutazione (BRCA 1 vs 2; somatica vs germinale). Sulla scorta dei dati di efficacia questo nuovo inibitore di PARP è stato approvato con procedura accelerata nel dicembre 2016 dalla FDA per il trattamento delle pazienti con carcinoma ovarico BRCA mutato pretrattate con due o più linee chemioterapiche, andandosi così ad aggiungere ad olaparib, già approvato nella stessa popolazione, ma in pazienti pretrattate con almeno tre linee terapeutiche; mentre in Europa non esiste ancora questa indicazione. Sebbene non esistano dati di confronto diretto tra i diversi inibitori di PARP e si tratti ancora di dati estrapolati da studi di fase precoce, l’analisi effettuata è molto promettente per lo sviluppo futuro del rucaparib. Bisognerà aspettare i risultati dello studio randomizzato di fase III ARIEL4 per avere la conferma definitiva del beneficio di una terapia target in questa fase avanzata di malattia.
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