lunedì, 9 settembre 2024
Medinews
23 Settembre 2013

ANCORA INCERTO IL BENEFICIO DI AGONISTI DI GnRH NELLA PRESERVAZIONE DELLA FERTILITÀ IN GIOVANI PAZIENTI CON TUMORE MAMMARIO

L’utilità degli agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH) come strategia di preservazione della fertilità in pazienti che sviluppano tumore mammario in età fertile rimane tuttora incerta e il loro uso al di fuori di uno studio clinico non è generalmente raccomandato. Il tumore mammario in giovani donne ha caratteristiche aggressive quindi il trattamento con chemioterapia adiuvante viene spesso raccomandato. La chemioterapia ha offerto miglioramenti significativi di sopravvivenza libera da malattia e sopravvivenza globale in queste giovani donne, tuttavia, assieme ai migliori tassi di cura sono sempre più oggetto di studio gli effetti avversi a lungo termine del trattamento citotossico, come insufficienza ovarica prematura (POF) e infertilità. Una strategia potenziale di preservazione della fertilità è la somministrazione di agonisti di GnRH durante la chemioterapia adiuvante. I ricercatori dell’Ospedale di Prato, Istituto Toscano Tumori, e colleghi del Dana-Farber Cancer Institute e Brigham and Women’s Hospital di Boston, hanno analizzato e riassunto l’evidenza attuale dell’uso di agonisti di GnRH nella preservazione della fertilità in giovani donne con tumore della mammella. La revisione pubblicata sulla rivista Annals of Oncology (leggi abstract) ha preso in esame 12 studi clinici, sia randomizzati che non, sull’utilizzo di agonisti di GnRH nella preservazione della fertilità in giovani donne con tumore mammario, con risultati contrastanti. Le limitazioni dei dati attuali includono l’inclusione di endpoint poco sensibili sulla preservazione della fertilità, l’ampia variabilità dell’età delle pazienti arruolate e i pochi dati disponibili sulle successive gravidanze. In conclusione, l’utilità della somministrazione di agonisti di GnRH come strategia di preservazione della fertilità rimane tuttora incerta e il loro uso al di fuori di studi clinici non è generalmente raccomandato. Ulteriori studi sono dunque di importanza fondamentale in quest’ambito ancora poco noto.
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