venerdì, 31 marzo 2023
Medinews
25 Gennaio 2019

Analysis of the Prevalence of Microsatellite Instability in Prostate Cancer and Response to Immune Checkpoint Blockade

The anti-programmed cell death protein 1 (PD-1) antibody pembrolizumab is approved by the US Food and Drug Administration for the treatment of microsatellite instability-high (MSI-H) or mismatch repair-deficient (dMMR) solid tumors, but the prevalence of MSI-H/dMMR prostate cancer and the clinical utility of immune checkpoint blockade in this disease subset are unknown. To define the prevalence of MSI-H/dMMR prostate cancer and the clinical benefit of … (leggi tutto)

Sebbene già dal 2017 l’FDA abbia approvato l’anti PD-1 pembrolizumab per i tumori solidi con alta instabilità dei microsatelliti (MSI-H) o con deficit delle proteine del mismatch repair (dMMR), indipendentemente dal tipo istologico, l’effettiva prevalenza di questo sottotipo molecolare tendenzialmente responsivo all’immunoterapia tra i pazienti affetti da carcinoma della prostata resta ancora misconosciuta.
Questa analisi retrospettiva del Memorial Sloan Kettering Cancer Center ha esaminato, nell’arco di 3 anni (gennaio 2015-gennaio 2018), 1.167 campioni tumorali provenienti da 1.033 pazienti. Soltanto 32 pazienti (3,1%) presentavano tumori con MSI-H o dMMR, in sette casi (21,9%) per la presenza di una mutazione germinale a carico di un gene del MMR che presumibilmente riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo della malattia. Un totale di 11/32 pazienti ha ricevuto un trattamento con un anti-PD-1 o un anti-PD-L1 con una durata della terapia che andava da 4,6 a 89 settimane. Nel complesso, circa il 45,5% dei pazienti trattati ha avuto un beneficio clinico duraturo (4 risposte parziali e una stabilità di malattia), in linea con i dati relativi ad altre neoplasie MSI-H/dMMR.
Seppur con i limiti della retrospettività e dell’esiguo numero di pazienti trattati, questa analisi conferma che nell’ambito del carcinoma della prostata il fenotipo MSI-H/dMMR è raro ma, allo stesso tempo, di importanza clinica visti i potenziali benefici apportati da un trattamento immunoterapico.
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