mercoledì, 27 settembre 2023
Medinews
28 Marzo 2013

AIOM: “I BIOSIMILARI SONO UNA RISORSA, MA ATTENZIONE AI RISCHI”

Il 92% degli oncologi italiani utilizza farmaci biotecnologici per i propri pazienti, ma solo il 24% dà una definizione corretta dei biosimilari. L’arrivo nei prossimi anni dei biosimilari di anticorpi monoclonali (mAb) utilizzati in oncologia può porre interrogativi sulla loro efficacia e sicurezza per i pazienti. Per l’84% dei medici la decisione sulla sostituibilità tra biologico e biosimilare deve essere di esclusiva competenza del clinico. Il 52% degli oncologi ritiene che i biosimilari possano favorire il contenimento dei costi, anche se per il 39% è più utile cercare i margini di risparmio in altre voci di spesa. Sono questi i dati che emergono dal sondaggio condotto dall’AIOM fra i propri soci. “Vogliamo fare informazione con l’obiettivo di fornire ai clinici gli strumenti adatti per aiutarli nella pratica quotidiana – ha spiegato il Presidente AIOM Stefano Cascinu -. Infatti i biosimilari di anticorpi monoclonali sono prodotti molto più complessi rispetto a quelli attualmente disponibili, come le eritropoietine e gli ormoni della crescita”. L’AIOM avvierà, dal prossimo 19 aprile, un vero e proprio tour di sensibilizzazione su questi temi, con nove seminari in altrettante regioni. “Nel nostro Paese – ha ricordato il prof. Michele Carruba, Direttore del Dipartimento di Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia medica all’Università di Milano – l’intercambiabilità fra due medicinali è ammessa se attuata tra prodotti compresi nelle cosiddette ‘liste di trasparenza’, predisposte dall’AIFA, relative ai generici e ai loro originatori, considerati a tutti gli effetti equivalenti terapeutici”. “Le associazioni dei pazienti – ha affermato il Presidente FAVO Francesco De Lorenzo – hanno sondato i malati con questionari da cui è emerso che il loro livello di conoscenza sui biosimilari è ancora basso. L’informazione assume dunque un ruolo chiave. FAVO è impegnata a rivendicare il diritto alla continuità del trattamento con il farmaco originario. La sostituibilità secondaria può essere accettata solo con il consenso informato del paziente e non per motivazioni di carattere economico”.
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