3 Marzo 2014
AIFA: “SULLA SOSTENIBILITÀ DELLE CURE, SERVONO RISPOSTE”
“Continueremo a lavorare per offrire ai pazienti italiani le terapie innovative in maniera tempestiva, ma il problema della sostenibilità delle cure esiste e richiede una risposta condivisa da parte di tutti gli stakeholder”. E’ quanto ha dichiarato il direttore generale dell’AIFA Luca Pani, in un documento appena pubblicato sul sito dell’Authority in cui si analizza la top ten dei 30 principi attivi più costosi per il SSN. I “farmaci gioiello” sono quelli il cui ciclo di terapia costa al SSN una cifra che oscilla tra un massimo di oltre 240 milioni di euro a un minimo di circa 60 milioni di euro l’anno. Cure importanti sul piano terapeutico, innovativi e per il trattamento di malattie rare, oncologiche ed infettive, che non costano meno di 3mila euro a confezione. A guidare la classifica dei 30 principi attivi più costosi è dexrazoxano, per il trattamento delle complicanze delle terapie antitumorali. Seguono treprostinil e canakinumab: entrambi destinati al parterre delle malattie rare, dall’ipertensione arteriosa polmonare all’artrite gottosa. “Si tratta di cure innovative e costose di cui i pazienti non possono fare a meno e per le quali è indispensabile individuare risorse, avendo presente – ha avvertito Pani – che i nuovi trattamenti, a maggior ragione se sviluppati nell’ambito della cosiddetta “medicina personalizzata”, potrebbero avere un prezzo talmente alto da risultare insostenibile per qualsiasi servizio sanitario. Allora bisognerà decidere se rimborsarli o meno”. “Nei prossimi mesi sul mercato italiano si affacceranno molecole innovative come gli anticorpi monoclonali per l’Alzheimer o, più a breve termine, le nuove terapie per l’epatite C he hanno costi altissimi – ha proseguito il direttore dell’AIFA -. Penso a Sofosbuvir, per il quale stimiamo un impatto economico, nell’ipotesi più conservativa, pari a circa 300 milioni di euro all’anno. Decidere che fare sarà compito di tutti gli stakeholer”.