Il trattamento di prima linea con afatinib migliora significativamente la sopravvivenza libera da progressione, accompagnata da un profilo di sicurezza tollerabile e maneggevole, nei pazienti asiatici con tumore polmonare non a piccole cellule (NSCLC), in stadio avanzato, positivo alla mutazione EGFR. Afatinib, un bloccante orale irreversibile della famiglia ErbB, offre una migliore sopravvivenza libera da progressione, rispetto al trattamento di prima linea con pemetrexed e cisplatino, nei pazienti con NSCLC avanzato, positivo alla mutazione EGFR. I ricercatori dello studio LUX-Lung 6 hanno comparato il trattamento con afatinib con un regime chemioterapico contenente gemcitabina e cisplatino, largamente utilizzato in Asia per la terapia di prima linea dei pazienti asiatici con NSCLC avanzato positivo alla mutazione EGFR. Questo studio aperto, randomizzato, di fase 3, è stato condotto in 36 centri in Cina, Tailandia e Corea del Sud. Dopo valutazione centrale delle mutazioni EGFR, i pazienti naïve al trattamento (tumore in stadio IIIB o IV, secondo l’American Joint Committee on Cancer, version 6, e performance status 0 – 1) sono stati randomizzati (2:1) ad afatinib orale (40 mg al giorno) oppure a gemcitabina (1000 mg/m
2 al giorno 1 e 8) e cisplatino (75 mg/m
2 al giorno 1), per via endovenosa, in schedula di 3 settimane per un massimo di 6 cicli. La randomizzazione è stata condotta centralmente con sistema casuale di generazione numerica e sistema internet interattivo di risposta vocale. La randomizzazione è stata stratificata per il tipo di mutazione di EGFR (Leu858Arg, delezioni dell’esone 19 o altro, in blocchi di 3). I clinici e i pazienti erano a conoscenza dell’assegnazione di trattamento, mentre il gruppo indipendente di revisione centrale degli esami strumentali era in cieco. Il trattamento è continuato fino a progressione della malattia, a effetti tossici intollerabili o a ritiro del consenso. Endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione, valutata con revisione centrale indipendente sulla popolazione ‘intention-to-treat’. Nello studio pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology (
leggi abstract), 910 pazienti sono stati esaminati e 364 randomizzati al trattamento (242 ad afatinib vs 122 a gemcitabina e cisplatino). La sopravvivenza mediana libera da progressione è risultata significativamente più lunga nel gruppo di afatinib (11.0 mesi, IC 95%: 9.7 – 13.7) che in quello a gemcitabina e cisplatino (5.6 mesi, IC 95%: 5.1 – 6.7; hazard ratio 0.28, IC 95%: 0.20 – 0.39; p < 0.0001). I più comuni eventi avversi di grado 3 o 4, legati al trattamento, nel gruppo di afatinib, erano rash cutaneo o acne (35 pazienti di 239 [14.6%]), diarrea (13 [5.4%]) e stomatite o mucosite (13 [5.4%]), rispetto a neutropenia (30 pazienti di 113 [26.5%]), vomito (22 [19.5%]) e leucopenia (17 [15.0%]) nel gruppo di gemcitabina e cisplatino. Eventi avversi gravi, legati al trattamento, si sono manifestati in 15 pazienti (6.3%) nel gruppo randomizzato ad afatinib e in 9 (8.0%) tra quelli che hanno ricevuto gemcitabina e cisplatino. In conclusione, afatinib in prima linea ha significativamente migliorato la sopravvivenza libera da progressione e mantenuto un profilo di sicurezza tollerabile e maneggevole nei pazienti asiatici con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato, positivo alla mutazione EGFR. Secondo i risultati dello studio, afatinib dovrebbe essere considerato quale opzione di trattamento di prima linea in questa popolazione di pazienti.