martedì, 22 ottobre 2024
Medinews
25 Luglio 2017

Adjuvant Pertuzumab and Trastuzumab in Early HER2-Positive Breast Cancer

Pertuzumab increases the rate of pathological complete response in the preoperative context and increases overall survival among patients with metastatic disease when it is added to trastuzumab and chemotherapy for the treatment of human epidermal growth factor receptor 2 (HER2)-positive breast cancer. In this trial, we investigated whether pertuzumab, when added to adjuvant trastuzumab and chemotherapy, improves outcomes among patients with … (leggi tutto)

Lo studio randomizzato APHINITY (4.800 pazienti) è stato disegnato con l’obiettivo di valutare, nel setting adiuvante, l’efficacia del doppio blocco anti-HER2 con pertuzumab e trastuzumab per un anno, rispetto alla terapia standard con trastuzumab per un anno, in aggiunta alla chemioterapia, per pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo. Lo studio raggiunge la significatività statistica per la superiorità del doppio blocco, ma la differenza in termini assoluti tra i due bracci di trattamento non può essere considerata rilevante dal punto di vista clinico: i tassi di sopravvivenza libera da malattia invasiva (iDFS) a 3 anni sono risultati del 94,1% vs 93,2%, con una differenza assoluta inferiore all’1%. Da notare come l’outcome osservato per il braccio di controllo sia risultato superiore rispetto all’atteso. I risultati mostrano un beneficio marginalmente superiore a favore del doppio blocco per il sottogruppo di pazienti a linfonodi positivi, con una differenza in termini assoluti tra i due bracci che resta limitata (tasso di iDFS: 92% vs 90,2%). Il number needed to treat è alto nella popolazione globale dello studio (112) e rimane elevato anche nel sottogruppo di pazienti a linfonodi positivi (56), parametro importante da considerare ai fini della valutazione della sostenibilità di tale approccio terapeutico. Ai fini dell’ottimizzazione del trattamento anti-HER2 adiuvante rimane critica l’identificazione di quelle pazienti a maggior rischio che potrebbero giovarsi di strategie add-on, risparmiandole a quelle pazienti per le quali la terapia standard (o eventualmente una riduzione della stessa) rappresenta già l’opzione ottimale.
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