lunedì, 17 giugno 2024
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20 Ottobre 2017

TUMORE DEL POLMONE: A DUE ANNI PEMBROLIZUMAB IN PRIMA LINEA RADDOPPIA LA SOPRAVVIVENZA RISPETTO ALLA CHEMIOTERAPIA

I dati mostrano una sopravvivenza globale mediana di 30 mesi con pembrolizumab rispetto a 14,2 mesi con la chemioterapia

I risultati dello studio KEYNOTE-024, presentati alla World Conference on Lung Cancer, riguardano il trattamento in prima linea di pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule metastatico con alti livelli di PD-L1

Yokohama, 20 ottobre 2017 – A due anni pembrolizumab, molecola immuno-oncologica, raddoppia la sopravvivenza globale mediana (30 mesi) rispetto alla chemioterapia (14,2 mesi) nel tumore del polmone. Lo dimostrano i dati di sopravvivenza globale (OS) aggiornati, endpoint secondario dello studio di fase III KEYNOTE-024 che ha valutato pembrolizumab, terapia anti PD-1 di MSD, nota come Merck negli Stati Uniti e in Canada, utilizzato in monoterapia di prima linea in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) che esprimono elevati livelli di PD-L1 (tumor proportion score, TPS, pari al 50% o superiore). Lo studio ha arruolato pazienti con NSCLC squamoso e non squamoso, senza aberrazioni genomiche tumorali di EGFR o ALK. I risultati, che si basano su un follow-up superiore a due anni, sono stati presentati alla 18° Conferenza mondiale sul tumore del polmone (World Conference on Lung Cancer, WCLC) dell’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC) che si è svolta recentemente a Yokohama, in Giappone (Abstract OA 17.06).
Con ulteriori sei mesi di dati disponibili, i risultati continuano a mostrare una riduzione del rischio di morte del 37% con pembrolizumab rispetto alla chemioterapia dopo più di due anni di follow-up mediano (HR, 0.63 [95% CI, 0.47–0.86]; nominale p=0.002). Inoltre, pembrolizumab ha raddoppiato la sopravvivenza globale mediana rispetto alla chemioterapia, aggiungendo più di un anno (rispettivamente 30 mesi vs 14,2 mesi).
“Questi dati, che derivano da un follow-up prolungato dello studio KEYNOTE-024 – ha affermato il prof. Giorgio Scagliotti, Direttore Oncologia all’Università di Torino -, indicano come pembrolizumab sia in grado di esercitare un impatto sulla sopravvivenza globale più significativo rispetto alla chemioterapia in una popolazione specifica nonostante un livello estremamente elevato di cross-over al momento della progressione. L’attività è anche abbinata a un profilo di ridotta tossicità globale”.
“Se da un lato continuiamo ad avere risultati aggiornati da questo studio su pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule trattati in prima linea, dall’altro i medici stanno acquisendo informazioni importanti sui benefici clinici a lungo termine di pembrolizumab – ha sottolineato il prof. Martin Reck, head of the department of thoracic oncology, LungenClinic Grosshansdorf in Germania –. I significativi risultati di sopravvivenza globale osservati nello studio KEYNOTE-024, che ha incluso pazienti con prognosi sfavorevole, rafforzano l’indicazione di pembrolizumab in pazienti selezionati nel trattamento di prima linea di questa malattia”.
MSD possiede un ampio programma di sviluppo clinico sul NSCLC e sta attualmente portando avanti molteplici studi registrativi con pembrolizumab in monoterapia e in combinazione con altri trattamenti.
“Il focus del nostro programma clinico è sempre stato di migliorare la sopravvivenza delle persone affette da tumore – ha concluso il dott. Roger Dansey, senior vice president and therapeutic area head, oncology late-stage development, Merck Research Laboratories –. Con questi risultati dallo studio KEYNOTE-024 possiamo continuare a dimostrare il potenziale di pembrolizumab nel possedere un impatto positivo sulla sopravvivenza dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule”.
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