martedì, 3 dicembre 2024
Medinews
24 Aprile 2007

SEI ALCOL-DIPENDENTE? ECCO IL TEST PER SCOPRIRLO

Dieci domande per prendere coscienza di un problema che crea gravi danni al fegato. Il ruolo dell’integratore a base di silibina, fosfolipidi e vitamina E contro i danni epatici

Roma, 12 marzo 2007 – Con quale frequenza consumi bevande alcoliche? Hai mai avuto bisogno di bere di prima mattina? E ancora: nei giorni in cui fai uso di alcol, quanti bicchieri assumi in media? Più o meno di sei? Sono, queste, solo alcune delle domande contenute in un questionario A.u.d.i.t. (utilizzato da ISS, OMS e SIMG) che fa da appendice al volume “Alcol e fegato, un connubio difficile”, scritto a quattro mani da Carmela Loguercio e Gaetano Cotticelli della Seconda Università di Napoli. Dieci semplici quesiti per stabilire se il consumo di alcol crea dipendenza. “Studi recenti -spiega la Professoressa Loguercio – hanno dimostrato, con chiarezza, che superare la soglia di venticinque grammi di etanolo al giorno aumenta la probabilità di contrarre un serio danno epatico. Si inizia dalla steatosi, il cosiddetto ‘fegato grasso’, una patologia per la quale può essere d’aiuto un integratore a base di silibina, fosfolipidi e vitamina E. Se non si interviene in tempo, si potrebbe andare incontro a problemi ancora più gravi come la cirrosi e l’epatocarcinoma. Da qui l’importanza di un test che accerti, con rapidità, se vi è o meno alcol-dipendenza”.

Ad ogni domanda viene abbinato un punteggio, da zero a quattro, per arrivare ad una valutazione finale.“Il test -afferma ancora la Prof.ssa Loguercio- punta a valutare la quantità di alcol assunto e la frequenza con cui si beve, ma non solo. Si analizzano anche i comportamenti tenuti, i sensi di colpa provati ed eventuali atteggiamenti aggressivi o violenti. Si tratta, insomma, di un’indagine ad ampio raggio che permette di avere una visione, diciamo così, complessiva del soggetto preso in esame”. Con un punteggio da 0 ad 8 punti, il risultato è negativo; da 8 a 14, il paziente ha un consumo a rischio ma, con molta probabilità, non si tratta di persona alcol-dipendente; invece , con un punteggio pari o superiore a 16, vuol dire che il soggetto è alcol-dipendente e non è più in grado di sottrarsi al desiderio di bere alcol. “Esistono poi – dice la Prof.ssa Loguercio – altri indizi inequivocabili per capire se una persona è alcol-dipendente. Ad esempio i sintomi di astinenza: tremori, sudorazione, ansia, allucinazioni ed insonnia. Ma non solo: l’alcol-dipendenza si accerta anche attraverso l’interruzione o la riduzione di attività sociali e lavorative, il tempo perso per procurarsi da bere e i ripetuti insuccessi nei tentativi volti a non concedersi più al vizio. Sono, questi, campanelli di allarme che non vanno sottovalutati, ma che, invece, devono contribuire ad una diagnosi certa. L’alcol-dipendenza è un grave problema individuale familiare e sociale che compromette il buon funzionamento del fegato fino ad arrivare alla cirrosi e all’epatocarcinoma.” Cosa fare, dunque? Bisogna, innanzitutto, aiutare il paziente a smettere di bere: la sopravvivenza a cinque anni delle persone, affette da cirrosi, è del 90%, ma scende al 70% se il paziente continua ad assumere alcol e, addirittura, al 30% se il soggetto risulta scompensato. “Segnali, per fortuna, molto incoraggianti -conclude la Prof.ssa Loguercio- giungono dalle risposte che sta offrendo, nella lotta contro la steatosi epatica, un integratore a base di silibina, fosfolipidi e vitamina E. Esso svolge, secondo quanto accertato, una forte azione antiossidante neutralizzando i radicali liberi in eccesso, principale causa dei danni provocati dall’assunzione di alcol e di farmaci, ma anche da virus, agenti tossici ambientali e diete non bilanciate”.
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