Per non lasciarsi abbattere da una condizione guaribile è importante
riferire al medico il calo dell’energia conseguente ai trattamenti
Roma, 14 febbraio 2003 – Non lasciarsi andare, soprattutto nei momenti più difficili. E’ un consiglio che capita spesso di rivolgere o sentire quando una persona cara è colpita da una malattia severa. Un segno di affetto, ma anche una norma saggia quando il male ha un nome che nonostante l’aumento della sopravvivenza fa ancora paura, cancro. Ecco allora che il consiglio acquisisce un fondamento medico: il tumore, infatti, non si limita ad attaccare uno o più organi del corpo ma nel 63% delle persone colpite (270mila ogni anno nel nostro Paese) provoca anche il calo dei globuli rossi e dell’emoglobina cioè l’anemia che si aggrava con i trattamenti radio-chemioterapici. La conseguenza principale è l’astenia da tumore, cioè l’affaticamento fisico e l’abbattimento psichico dei malati già duramente provati dal cancro. Dai dati presentati al congresso internazionale ‘Anaemia and cancer therapy’, in corso a Villa Pamphili fino a sabato, è emerso che l’astenia da tumore, che colpisce nel corso dei trattamenti il 76% dei pazienti almeno una volta alla settimana, insorge anche per un’anemia lieve con emoglobina intorno ai 10-12 mg/dl di sangue, valore fino ad oggi considerato dai medici clinicamente non influente. Le ricerche internazionali presentate al congresso – che vede riuniti i maggiori esperti della materia tra i quali M. Aapro dell’Istituto Multidisciplinare di Oncologia di Ginevra in Svizzera, H. Ludwig, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Università di Vienna e presidente della European Society for Medical Oncology e M. Hencke dell’Università di Friburgo – hanno evidenziato come anemia e astenia interferiscano notevolmente sulle attività fisiche, mentali, emotive, economiche e sulla prognosi dei pazienti.
Più della metà dei malati di tumore a causa dell’astenia è costretto immediatamente ad abbandonare il lavoro e a volte stessa sorte capita ai familiari o alla persona che assiste il malato. In tutto è stato calcolato che per questo motivo i familiari perdano mediamente 4,5 giorni lavorativi ogni mese.
Ma non solo: l’anemia, a detta degli esperti, è una condizione che può anche indurre a sospendere o a diminuire le dosi di farmaci necessari a guarire dal tumore, con esiti gravissimi sulla prognosi: ad esempio la riduzione della dose di chemioterapici può, secondo alcune stime persentate al congresso romano, causare fino ad un 10% di differenza nella sopravvivenza rispetto a pazienti trattati con dosi ottimali. Sia in tumori molto pericolosi come quelli al polmone (28mila casi all’anno in Italia, sopravvivenza media del 10%), ma soprattutto in quelli ad alta guaribilità (> del 75%) che colpiscono mammella, utero, testicolo, la cura dell’anemia può quindi consentire un trattamento radio-chemioterapico a dosi piene alzando così la possibilità di guarire. Gli esperti hanno inoltre rilevato che in alcuni pazienti non vi è un recupero completo dell’energia psico-fisica anche dopo diversi mesi dalla fine dei trattamenti.
Per quanto facilmente riconosciuta dai pazienti (il 61% lo ritiene il sintomo più invalidante, più del dolore, della nausea e della depressione) l’anemia è spesso scarsamente considerata dai medici (solo nel 27% dei casi il paziente riceve dei consigli dal medico di famiglia e lo specialista si concentra di più sul sintomo dolore e sulla sopravvivenza libera da malattia) e inadeguatamente trattata: secondo le stime solo il 9% dei pazienti colpiti da astenia, quindi 6.300 persone circa ogni anno in Italia, è sottoposto a una terapia specifica per contrastare il problema; ciò nonostante l’esistenza di studi controllati che dimostrano un effetto benefico del trattamento dell’anemia sull’astenia e quindi sulla qualità della vita. In questo senso i nuovi dati presentati al meeting di Roma hanno dimostrato che è possibile ottenere una rapida correzione dell’anemia e ridurre del 50% la necessità di trasfusioni utilizzando una nuova eritropoietina (darbopoietina alpha o EPO) che sarà disponibile in Italia dal Marzo 2003. Numerosi studi hanno inoltre confermato che l’esercizio fisico, anche quello leggero come una semplice camminata, presenta molteplici benefici per i pazienti oncologici per aumentare il livello di energia e migliorare la qualità della vita e lo stato psicologico complessivo.