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10 Luglio 2013

L’ATTIVITÀ FISICA È LA NUOVA FRONTIERA DELLA MEDICINA “SPORT EFFICACE COME I FARMACI, MA SERVE LA GIUSTA DOSE”

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Roma, 20 settembre 2012 – L’esercizio previene la gran parte delle malattie e può garantire la sostenibilità del sistema sanitario: fondamentale però rispettare le quantità consigliate. I Presidenti Casasco e Pigozzi: ‘È il tema centrale della 4 giorni di Roma. Ma si discuterà anche di obesità e morti improvvise’

È ufficiale: mantenersi attivi fin da giovani permette il benessere e funziona come un farmaco. Ma, come per tutte le terapie, la prescrizione deve essere corretta. “Una semplice ricetta che consiglia di praticare esercizio fisico rappresenta una vera rivoluzione – spiega il prof. Maurizio Casasco, presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI) –. Per rimanere in salute, però, è necessaria la giusta dose. Strafare è sbagliato ma, se non si raggiunge un livello soglia, lo sforzo risulta inutile. È fondamentale quindi fissare paletti ben precisi non solo sulla quantità minima di esercizio consigliata, ma anche sulla massima. E questo controllo può essere garantito soltanto dal medico. L’attività fisica deve diventare un mezzo di prevenzione primaria. L’80% delle malattie più diffuse – continua il prof. Casasco –, tumori e disturbi cardiovascolari in primo luogo, si potrebbe infatti evitare con l’esercizio e con stili di vita sani. Ma gli italiani non sembrano capirlo. Se nel 1995 il 37,8% della popolazione era sedentario, nel 2010 questa percentuale è salita al 41%. Il verdetto immediato di questa carenza di esercizio lo pronuncia la bilancia. Il 36,6% dei nostri connazionali è sovrappeso, il 10,6% addirittura obeso: un esercito di 28 milioni di persone”. L’esercizio fisico in ricetta, oltre ad assicurare una salute migliore, può garantire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, stima come nei prossimi dieci anni i decessi dovuti alle principali malattie aumenteranno del 17%, causando quasi 400 milioni di morti nel mondo. Solo in Italia sono responsabili, ad oggi, del 92% del totale dei decessi. L’attività fisica come farmaco è il tema principale del XXXII Congresso Mondiale della Medicina dello Sport (FIMS), che per la prima volta si svolgerà in Italia, a Roma, dal 27 al 30 settembre, presieduto dai prof. Maurizio Casasco e Fabio Pigozzi. Un evento organizzato ogni quattro anni. “Per provare ad assicurare la sostenibilità del sistema è necessario ripensare il modo in cui la medicina si è presa cura delle persone fino ad oggi – commenta il prof. Fabio Pigozzi, presidente della Fédération Internationale de Médecine du Sport e co-presidente del Congresso –. Non solo la terapia coi farmaci quando la malattia si è già manifestata, ma una prevenzione efficace e quasi a costo zero. E proprio il prof. Sergio Pecorelli, presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sottolineerà questo concetto durante la sua lettura magistrale alla cerimonia inaugurale del Congresso. Si tratta di un ribaltamento di prospettiva possibile tramite l’adozione di stili di vita sani: esercizio fisico, corretta alimentazione, niente fumo, ecc. A Roma oltre 2.000 delegati da tutto il mondo animeranno uno degli eventi scientifici più importanti dell’anno e presenteranno i risultati degli ultimi studi su: sport e invecchiamento in salute, prevenzione delle morti improvvise, nutrizione e attività fisica e molto altro”. “La FMSI deve ora essere in grado di portare a tutti gli sportivi dilettanti – continua il prof. Casasco –, il know-how di 80 anni di storia ed esperienza, soprattutto a livello scolastico. La medicina dello sport deve essere rivolta sempre più alle esigenze dell’uomo comune, senza soddisfare a priori necessità ‘campionistiche’ fini a se stesse”.

Un’importante sessione della quattro giorni è dedicata anche allo sport ‘in rosa’. “Incentivare al movimento è fondamentale per preservare la salute femminile e la capacità procreativa delle donne – conclude il prof. Pigozzi –. Esistono infatti correlazioni certe tra l’obesità (uno dei principali effetti della sedentarietà) e insorgenza, ad esempio, di alcuni tipi di tumore, come quello alla mammella o all’endometrio. Inoltre, le donne attive hanno il primo rapporto sessuale due anni dopo rispetto alle coetanee sedentarie, presentano meno rischi di malattie sessualmente trasmesse e mostrano un bassissimo tasso di gravidanze indesiderate”. Uno dei temi ‘caldi’ del Congresso, anche per i recenti fatti di cronaca, sarà la prevenzione delle morti improvvise nello sport. “Il sistema italiano è eccellente anche sotto questo punto di vista. Nel nostro Paese infatti si verifica un decesso ogni milione e mezzo di atleti. Nel mondo invece si arriva ad un caso ogni 300mila sportivi. I test di idoneità agonistica possiedono valore di certificato pubblico, sono gratuiti per i minorenni e i disabili, quindi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. L’Italia ha realizzato, tramite la FMSI, linee guida cardiologiche racchiuse in un documento (COCIS), riprese poi dalla Società Europea di Cardiologia Sportiva. L’insieme delle procedure del nostro Paese ha comportato la riduzione delle morti improvvise sui campi di gara: -89% in 25 anni nel solo Veneto, come risulta da uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association (JAMA). Questa è un’ulteriore testimonianza della competenza e della professionalità dei medici sportivi italiani che riescono ad assicurare sempre, sia in fase di screening pre-partecipativo che in caso di emergenza, la migliore assistenza possibile”.

Autore Davide Antonioli

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