SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. FRANCESCO DI COSTANZO
Se dal punto di vista della ricerca farmacologia, la genetica promette a breve di compiere un passo forse decisivo – ma molto dipenderà dagli sviluppi del Progetto Genoma e dall’abilità dei ricercatori impegnati a descrivere le caratteristiche genetiche della risposta ai farmaci antitumorali -, dal punto di vista dei centri di oncologia italiani possiamo partire subito. L’AIOM ha infatti portato a termine un progetto ritenuto da molti ambizioso e di difficile realizzazione: il censimento delle strutture di oncologia medica del nostro Paese, cioè di quei centri che all’interno di Aziende Ospedaliere, Asl, Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico, operano con un reparto specializzato in cure oncologiche. Dal “Libro bianco dell’oncologia italiana” emerge che è necessaria la presenza di un maggior numero di medici oncologi la dove, per carenza di personale, si è costretti a utilizzare medici specializzandi che spesso sono costretti a portare via tempo allo studio per dedicarsi a mansioni di amministrazione e di segreteria a causa della carenza cronica di personale. L’aspetto dell’organizzazione è quello che risulta più carente: lo si nota anche dalla valutazione dell’informatizzazione, che rimane troppo bassa per un Paese che ambisce ad un’assistenza oncologica di elevata qualità.
In questo senso l’AIOM ha lanciato una sfida importante e nuova per una Società scientifica: impegnarsi nei prossimi anni al continuo miglioramento delle strutture sanitarie di oncologia medica del nostro Paese. Questo impegno – condiviso dai rappresentanti delle Istituzioni che si sono riconosciuti nell’ambizioso progetto – andrà monitorato nel tempo e avrà come giudici i nostri pazienti. Che giustamente reclamano terapie sempre più mirate ed efficaci; ma dobbiamo ricordare che i poli scientifici della ricerca, anche di quella sulla genetica, sono i centri oncologici. E’ lì il cuore dell’applicazione delle scoperte, e lì che vengono documentate le risultanze cliniche e infine è ancora nelle nostre strutture che lo Stato assicura l’inalienabile diritto alla salute; che nel caso dei tumori è un dovere civico ma soprattutto morale.
Il Libro bianco rappresenta un primo passo, coraggioso, di una Società scientifica verso la creazione di un rapporto più stretto con le Istituzioni e gli amministratori al fine di offrire al cittadino malato un servizio degno di questo nome, rispettoso della dignità della persona e della sua qualità di vita.