ARTROSI, UN NEMICO IN PIÙ PER LA DONNA IN MENOPAUSA
Le terapie tradizionali di tipo farmacologico prevedono la somministrazione di antidolorifici e antinfiammatori; per le forme più gravi e invalidanti si ricorre all’intervento chirurgico con la riparazione o la sostituzione dell’articolazione colpita.
Anche per la prevenzione dell’artrosi, però, come per le altre patologie legate alla menopausa, recenti studi hanno riconosciuto l’utilità della terapia ormonale sostitutiva. Lo studio Framingham, in particolare, ha mostrato una riduzione del rischio pari al 60% in chi assumeva terapia sostitutiva rispetto ad un gruppo di controllo.
“Oltre al potenziale effetto sul metabolismo sinoviale – spiega Alessandra Graziottin, direttore del centro di ginecologia e sessuologia medica all’Ospedale S. Raffaele di Milano – la terapia sostitutiva potrebbe ridurre l’incidenza e la progressione dell’artrosi attraverso numerosi effetti diretti ed indiretti, in parte non ancora delucidati. La terapia ormonale mantiene o aumenta la densità ossea ed il trofismo dei legamenti, riducendo la lassità che rende le articolazioni invecchiate instabili; inoltre gli ormoni contribuiscono a mantenere il trofismo muscolare, inducono neuroplasticità centrale e periferica e mantengono la velocità di conduzione centrale, oltre a promuovere la sintesi di fattori trofici.” Per questi motivi vi è un crescente interesse per un più attivo approccio terapeutico alle artralgie. “Il ginecologo – continua Graziottin – può contribuire a ritardare anche l’esordio dell’artrosi e la sua progressione attraverso una diagnosi precoce e trattamenti appropriati, curativi (la glucosamina solfato riduce i sintomi e ritarda le modificazioni strutturali) e/o sintomatici, inclusa la terapia sostitutiva. Sono necessari ulteriori studi per identificare sottogruppi di donne in postmenopausa (in media il 25%) più vulnerabili all’artrosi, e per valutare se la glucosamina solfato e la terapia ormonale sostitutiva possano esercitare azioni sinergiche nella prevenzione e nel trattamento della malattia nelle donne”.