mercoledì, 4 dicembre 2024
Medinews
22 Ottobre 2002

INTRODUZIONE DEL PROF. UMBERTO DI MARIO

Presidente della Società Italiana di Diabetologia

Questo è uno dei motivi per cui si parla di epidemia del terzo millennio. Le cause, oltre a risiedere nell’allungamento della vita media, sono dovute anche agli errori alimentari e alla sedentarietà. Una volta il cibo era razionato, si camminava molto o tutt’al più si pedalava. Oggi invece si mangia come se fosse sempre domenica, si preferiscono i Mac Donald alla dieta mediterranea, si va in automobile e si usa l’ascensore. Questi fenomeni, tutti insieme, hanno elevato alla massima potenza il tasso di crescita della patologia.
Ne abbiamo una riprova se osserviamo altre popolazioni a noi lontane, come gli Indiani Pima degli Stati Uniti. Tra questa tribù dell’Arizona meridionale il diabete era sconosciuto fino al 1932, quando si è verificato il primo caso. Da quando i Pima sono stati chiusi nella riserva e da quando hanno imparato a bere Coca-cola, il diabete ha avuto un’impennata e oggi il 50 per cento di questi indiani è diabetico e il 70 per cento obeso.
Stiamo assistendo a qualcosa di simile in Cina, dove moltissimi giovani e bambini sono obesi, potenziali diabetici di domani. Del resto già oggi i Cinesi che vivono alle Mauritius e a Singapore hanno un tasso di diabete (17 per cento) nettamente superiore ai loro connazionali che vivono nella madrepatria.
Il grande problema del diabete è quello delle complicanze, che incidono pesantemente non solo sulla spesa pubblica, ma soprattutto sulla qualità di vita. Il diabete costituisce infatti la prima causa di cecità, nei reparti di dialisi la maggior parte dei pazienti è diabetica e le malattie cardiovascolari hanno una frequenza ben superiore tra questa popolazione.
Alla luce i questi repentini cambiamenti e delle prospettive future, la Società Italiana di Diabetologia nata con il compito istituzionale di organizzare, ogni due anni, il convegno nazionale per dare modo a studiosi e specialisti di tutta Italia di condividere i risultati delle ricerche, da un paio d’anni a questa parte ha promosso e avviato alcuni progetti di ricerca. Tre in particolare: il progetto “Genfiev”, approfondimento della genetica e fisiopatologia nel diabete di tipo 2 nella popolazione italiana, voluto dal Gruppo di Studio “Diabete tipo 2” della SID e che ora vede la collaborazione di 80 centri in Italia. Il secondo progetto è sulla prevenzione della malattia cardiovascolare nel paziente diabetico. Il terzo progetto si chiama Nirad e riguarda una forma particolare di diabete di tipo autoimmune che colpisce l’adulto e non richiede insulina per diversi anni.
Altri progetti sono in corso di realizzazione. Uno è dedicato alla prevenzione delle malattie cardiovascolari nel diabete, un altro alla valutazione epidemiologica sulle ulcere del piede (complicanza estremamente pesante del diabete, soprattutto per l’anziano), un altro ancora riguarda il diabete gestazionale che compare nelle donne in gravidanza e che in genere scompare con il parto, ma che molto spesso si ripresenta in forma definitiva in un secondo momento. Scopo dello studio è la prevenzione intesa come diagnosi precoce del diabete gestazionale al fine, prima di tutto, di ridurre i rischi di malformazioni fetali, patologie perinatali e di disturbi alla donna durante la gestazione e il parto e, in secondo luogo, di impedire la successiva insorgenza del diabete. L’ultimo progetto riguarda il miglioramento della qualità della ricerca in Italia.
Altre iniziative hanno un taglio sociale. Ricordo in particolare “Italia Diabete”, progetto di sensibilizzazione e corresponsabilizzazione della società civile ai problemi dei cittadini affetti da tale patologia. Il diabete, infatti, è una malattia tanto diffusa quanto sottovalutata. Il progetto mira a farlo conoscere meglio alle persone, alle famiglie e ai giovani nelle scuole.
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