domenica, 6 ottobre 2024
Medinews
30 Settembre 2002

LA RETE ONCOLOGICA PIEMONTESE

Per attuare questa scommessa “culturale” ed organizzativa, la Rete ha suddiviso l’intero territorio regionale in nove Poli Oncologici, dedicati ognuno al bacino di utenza di più ospedali e costituiti in modo da favorire la collaborazione tra le varie Aziende all’interno di ogni Polo. Per ognuna delle nove unità, e per ogni azienda sono state individuate nuove strutture operative attraverso cui realizzare le attività della Rete (Centro Accoglienza e Servizi e Gruppi Interdisciplinari Cure). È stata costituita, inoltre, una struttura centrale chiamata Unità di Coordinamento Rete, di cui fanno parte anche i coordinatori dei singoli Poli. Questa impianto, complesso e impegnativo, rappresenta il supporto istituzionale ed organizzativo senza il quale un’iniziativa così importante rischia di non poter essere realizzata. La Rete funziona anche grazie al coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta.
In occasione del IV Congresso Nazionale di Oncologia Medica (AIOM) si succedono alcuni momenti di confronto tra operatori sanitari, delle diverse realtà italiane (medici, infermieri professionali, psicologi, associazioni dei pazienti e delle loro famiglie, fisioterapisti) e i responsabili della programmazione regionale oncologica. In questo modo è possibile realizzare quanto indicato dal titolo dato al congresso: “Dalla Ricerca 1’Evidenza per una Assistenza Clinica di Qualità”.

Per quanto riguarda la prevenzione, dal al 1992 nella città di Torino e dal 1999 su tutto il territorio regionale, è stato attivato il Programma di Screening dei tumori femminili, grazie al quale sono state invitate, sino ad oggi, circa 1.100.000 donne piemontesi. In base ai dati statistici disponibili, grazio allo screening organizzato, oggi si assiste ad una sensibile riduzione dei decessi per cancro del seno e dell’utero. Due anni fa è stata, inoltre, attivata la sperimentazione di un programma di screening per i tumori del colon retto, basato sulle analoghe modalità organizzative e tecnico-scientifiche utilizzate nel lavoro eseguito per i tumori femminili.

Il problema dalla cura dei tumori è molto complesso, sia dal punto di vista clinico che organizzativo. A causa della trasversalità delle malattie oncologiche, infatti, spesso può capitare che pazienti afflitti dalle stessa malattia eseguano cure non omogenee, che non vengano indirizzati verso le strutture idonee al loro caso, che vivano l’angoscia di sentirsi sballottati tra diversi centri senza avere punti di riferimento stabili e di fiducia.
E’ necessario un efficace coordinamento tra i servizi: le disomogeneità degli interventi e dei percorsi diagnostico-terapeutici attuati dalle singole Aziende Sanitarie sono ancora rilevanti. Tutto ciò porta a due gravi conseguenze: rende ancora più penosa la condizione psicologica di pazienti e famiglie e spinge molte persone a cercare con affanno notizie e informazioni che possano aiutare a identificare i medici e le strutture di cui potersi fidare.
TORNA INDIETRO